Chi è Gesù, secondo noi?
Gesù mio,
scrive Paolo nella seconda lettera a Timoteo, che è la seconda lettura di questa festa dei tuoi, Pietro e Paolo: “Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede”.
Perché, Gesù mio, “conservare la fede” è la miglior descrizione possibile della fatica di Paolo attorno a tutto il Mediterraneo, dietro a te?
Paolo parla di te, Gesù.
Ma allora la domanda: “Chi è Gesù?” è l'unica domanda che ci dobbiamo sempre fare.
Aiutami a scrivere secondo te, Gesù mio, e non secondo me.
“Gesù,
giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi
discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?».
Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri
Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro:
«Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il
Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli
disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né
sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a
te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e
le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le
chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà
legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà
sciolto nei cieli».” (Mt 16,13-19)
La
fede, in
Paolo, in Pietro e in noi,
è affermare che “Gesù è il Cristo, il Mesiah, il Figlio del Dio
vivente”.
Ma
cosa significa, questa
frase?
Cosa
vuol dire che la mia “giusta battaglia” è stata (è! al presente!)
“conservare questa fede”?
E
allora
rispondiamo,
una a uno, alla domanda:
“Chi voi dite sia Gesù di Nazareth? Il figlio di Maria e del falegname, quello di cui conosciamo i fratelli, e le cui sorelle sono ancora qui tra noi”.
"Chi è per me, Gesù?"
Ma
questa domanda ci pone davanti all'altra domanda.
Da
chi, o da che cosa, viene la risposta che noi diamo?
Se
diciamo che Gesù è
“il
Figlio di Dio” e il suo Mesiah, che cosa stiamo dicendo, e chi o
che cosa ci spinge a dire questa frase così dura?
Se
questa frase viene dall'umano essa significa poco.
Significa
soltanto
una cultura storica, una vicenda umana che – prima o poi – avrà
il suo termine.
Se
invece viene “da Dio”?
Insomma,
come
e
in che modo dobbiamo
capire quella frase di Gesù rivolta a Pietro e, dietro a Pietro, a
tutti noi?
“Beato
sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo
hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”.
Cerchiamo
di capire.
Che
cos'è “il battesimo”?
Vi sento: " E adesso che
c'entra il battesimo? E magari il battesimo dei bambini... per di più?"
C'entra.
Che cos'è il battesimo per voi?
È
un
atto scaramantico?
Una superstizione? per cui siamo convinti che il fatto di far
scendere acqua sopra la testa di una creatura umana neonata dicendo
certe parole avrà effetti precisi sulla vita di questa creatura.
Questa
convinzione è (tecnicamente) superstizione.
Per
noi questo è
il “battesimo”?
O
è (invece
e più
semplicemente!)
affidare, attraverso la Chiesa (e quella Chiesa che storicamente noi
abbiamo dietro a noi,
dentro noi e
davanti a noi),
affidare questa piccola vita umana a Dio, perché la riconosca come
sua e la protegga, mettendola dentro le strade di Cristo, suo figlio.
E quindi faccia anche di questa creatura una “figlia di Dio”
nella Parola
di Cristo, suo Figlio.
Se
per noi il battesimo è questa preghiera fatta insieme da noi
comunità vivente per una creatura umana che ancora nulla sa di se
stessa, e quindi è preghiera fatta insieme a Dio, allora siamo convinti che la
nostra fede non è solo “opera umana”, ma sia “opera di Dio”.
Allora
siamo convinto che Gesù sia “Figlio di Dio” perché
siamo
anche convinti che questa affermazione non ce l'hanno detta soltanto
degli
esseri umani, uguali
a quegli altri esseri umani che
ci hanno detto che pure Ottaviano Cepa è “Augustus”, cioè dio anche
lui, ma invece sappiamo che la vera natura di Gesù ce
l'ha detta soltanto Dio
stesso, dentro
e oltre
il sangue la carne di cui siamo fatti e in cui viviamo.
Così ciascuna e ciascuno di noi è "esperienza di Dio" nel e del mondo.
La
fede in Gesù, che Paolo è contento di aver preservato, è questa
convinzione intima di ciascuno
di noi di essere
una “esperienza di Dio” nel mondo e del mondo.
Ciascuna
e ciascuno di noi è una preghiera di Dio nel mondo, un suo atto
d'amore per il mondo, un suo amare il mondo.
Così
noi
che seguiamo Gesù, e con tutte le nostre difficoltà, noi
siamo
convinti che questa sequela di Cristo non sia una eredità umana ma
divina.
Siamo
convinti che sia
Dio stesso che ci
mette a seguire suo Figlio usando le nostre vite, vivendo
dentro le nostre esistenze.
Vite
che noi gli affidiamo ogni volta che ci ricordiamo del nostro
battesimo da
esseri umani inconsapevoli e
lo confermiamo con tutta la nostra vita di quel momento.
Cioè, ancora: la fede in Gesù è “essere esperienza di Dio” nel mondo
e nella vita,
esperienza d'amore che tocca chiunque ci venga vicino.
Perché
Dio è esperienza d'amore e non un concetto intellettuale più o meno
coerente.
Perché
è qui, infine, il vero significato della solenne frase di Gesù a
Simon Pietro.
«E io a te
dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le
potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi
del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato
nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei
cieli».
Noi la Chiesa, nel tempo e con tutti i suoi difetti, noi siamo l'esperienza
d'amore nel mondo di Dio.
Questa esperienza d'amore non sarà mai
vinta dalle “potenze degli inferi”, cioè dalle forze umane che
spingono per dividerci da Dio, per allontanarci dalla potenza d'amore
che è Dio, per
trasformare il mondo in odio, e usando
tutte le forze a sua
disposizione, a iniziare dalle potenze del sacro; iniziando, cioè,
da ciò che non può essere toccato e non può essere amato, ma
soltanto temuto e
tenuto lontano.
Invece
Dio
è solo amore.
È
quella esperienza che vuole amarci fin dentro la nostra vita per
amare tutte le vite che stanno attorno a noi.
Questa
crescita dell'amore di Dio nel mondo è la Chiesa, che vive per la
forza d'amore che Dio le mette dentro. Chiesa che si afferma nella
storia e con la storia, per la forza travolgente di questo Dio che ci
ama così tanto da compromettersi così
intimamente con ciascuna
e ciascuno di
noi. Fino al punto da legare la sua volontà alla nostra.
Per
questo “Ciò
che legheremo sulla terra sarà legato nei cieli, ciò che
scioglieremo sulla terra sarà sciolto nei cieli”.
Ricordate
cosa dice il Re, secondo Matteo? Cioè in questo stesso vangelo di
Matteo, al capitolo 25, che cosa dice il Re alla fine, quando ritorna?
Che
vorrà stare non chi ha detto “Signore Signore” dentro edifici
chiusi, ma chi lo ha riconosciuto in chi ha fame, sete, freddo, in
chi è perseguitato, in chi è oppresso. E verso costoro ha agito
come Dio, per liberare dal male, per sciogliere le catene di morte
che opprimono ancora troppi umani attorno a noi.
Ecco.
Questa
è “l'assoluzione dai peccati” che Dio ci chiede.
Che
sappiamo liberalo, che
ci facciamo capaci di liberare Dio nell'amore;
che siamo abili
a
liberare Dio in ogni sorella e fratello che vediamo oppresso e
torturato, e per qualsiasi ragione venga oppressa e torturata.
Questa
liberazione viene da Dio, ma è operata soltanto da noi.
Noi
abbiamo questa responsabilità d'amore.
Perché sia chiaro che la nostra fede non viene da carne e sangue.
Perchè sia sempre chiaro che questa fede viene da Dio, nasce e vive in noi solo grazie a
Spirito e Verità, ma può esistere e operare, vincere, soltanto nella
carne e nel sangue di ogni sorella e fratello attorno a noi.
Perchè solo
diffondendo l'amore senza alcun giudizio, l'amore vince.
Fa che sia così per ciascuno di noi, Gesù.
Ciao
r
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