La cosa semplice.
Tu.
Tu non metti mai questioni complicate, che devono essere interpretate secondo esegesi colte e raffinate, tu non fai richieste che necessitano di scriba e funzionari per essere lette e capite.
Tu.
Se diretto e preciso, vai sempre al sodo e non ti perdi in chiacchiere inutili, ma non trascuri alcun dettaglio che possa servire. Sei un narratore bellissimo, Gesù mio.
Questo è quello che ci dici oggi, 15° domenica del tempo ordinario.
"In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così»." (Lc 10,25-37)
Dov'è l'essenziale?
Il primo essenziale è in una cosa che oggi abbiamo perduto.
Quasi.
Proviamo a riscrivere questo tuo racconto, ma secondo la "tua" attualità e non secondo le finzioni della nostra.
... Per caso, il vescovo di G*** scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un magistrato di G***, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece una negra mussulmana, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione ...
Forse così è più chiaro qual'è il primo essenziale che ha colpito il dottore della legge che ti ha fatto la domanda, e con lui tutti gli altri.
Il samaritano è la negra, l'islamico, la zingara (ecco, sì, potrebbe essere una zingara, perché una zingara è sempre negra e puttana, per definizione, in modo metafisico), l'omosessuale, la lesbica.
Il samaritano è colui di cui si DEVE parlar male, perché è chi bisogna disprezzare.
Gesù mio, questo tuo "Invece un samaritano" deve aver fatto assai male al nostro dottore della legge.
Ma deve far male pure a noi.
Ma c'è un secondo essenziale.
Ascoltiamo i gesti della nostra negra, del nostro islamico, della zingara, dell'omosessuale, della lesbica.
Guarda, si ferma, scende dalla sua cavalcatura, dal suo mezzo di trasporto, si avvicina a quella persona ferita e in punto di morte (Gli si fece vicino).
Si occupa delle ferite urgenti di quella persona con quello che ha (gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino) e quindi rinunciando a parti di quello che possiede per darlo a chi, in quel momento ne ha più bisogno.
Si prende cura di quella persona (poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”) e anche qui mettendoci del suo, dando qualcosa di ciò che interessa la sua vita a chi sta soccorrendo.
Il soccorritore di "fa vicino", si fa prossimo di chi è caduto e non si chiede se costui merita di essere soccorso.
Il samaritano soccorre perché vede e ha compassione. Perché deve agire in quel momento, in un altro momento la sua azione sarebbe inutile. E per agire ci mette dentro tutto quel che ha.
Tu parli di amore, Gesù, ma dai di questo amore una definizione semplice e chiara.
Amore è donare se stessi all'altra / altro e donarsi solo perché l'altra / l'altro ha bisogno di noi.
In quel momento, certo, ma pure in qualsiasi altro momento.
Il tuo amore non è gratuito. Ha come prezzo la tua vita e come dono d'amore la nostra vita.
Facci prossimi a tutti quelli che ne hanno bisogno, perché siamo tutte "samaritani" e tutti "feriti",
le une con gli altri.
ciao r
Tu.
Tu non metti mai questioni complicate, che devono essere interpretate secondo esegesi colte e raffinate, tu non fai richieste che necessitano di scriba e funzionari per essere lette e capite.
Tu.
Se diretto e preciso, vai sempre al sodo e non ti perdi in chiacchiere inutili, ma non trascuri alcun dettaglio che possa servire. Sei un narratore bellissimo, Gesù mio.
Questo è quello che ci dici oggi, 15° domenica del tempo ordinario.
"In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così»." (Lc 10,25-37)
Dov'è l'essenziale?
Il primo essenziale è in una cosa che oggi abbiamo perduto.
Quasi.
Proviamo a riscrivere questo tuo racconto, ma secondo la "tua" attualità e non secondo le finzioni della nostra.
... Per caso, il vescovo di G*** scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un magistrato di G***, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece una negra mussulmana, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione ...
Forse così è più chiaro qual'è il primo essenziale che ha colpito il dottore della legge che ti ha fatto la domanda, e con lui tutti gli altri.
Il samaritano è la negra, l'islamico, la zingara (ecco, sì, potrebbe essere una zingara, perché una zingara è sempre negra e puttana, per definizione, in modo metafisico), l'omosessuale, la lesbica.
Il samaritano è colui di cui si DEVE parlar male, perché è chi bisogna disprezzare.
Gesù mio, questo tuo "Invece un samaritano" deve aver fatto assai male al nostro dottore della legge.
Ma deve far male pure a noi.
Ma c'è un secondo essenziale.
Ascoltiamo i gesti della nostra negra, del nostro islamico, della zingara, dell'omosessuale, della lesbica.
Guarda, si ferma, scende dalla sua cavalcatura, dal suo mezzo di trasporto, si avvicina a quella persona ferita e in punto di morte (Gli si fece vicino).
Si occupa delle ferite urgenti di quella persona con quello che ha (gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino) e quindi rinunciando a parti di quello che possiede per darlo a chi, in quel momento ne ha più bisogno.
Si prende cura di quella persona (poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”) e anche qui mettendoci del suo, dando qualcosa di ciò che interessa la sua vita a chi sta soccorrendo.
Il soccorritore di "fa vicino", si fa prossimo di chi è caduto e non si chiede se costui merita di essere soccorso.
Il samaritano soccorre perché vede e ha compassione. Perché deve agire in quel momento, in un altro momento la sua azione sarebbe inutile. E per agire ci mette dentro tutto quel che ha.
Tu parli di amore, Gesù, ma dai di questo amore una definizione semplice e chiara.
Amore è donare se stessi all'altra / altro e donarsi solo perché l'altra / l'altro ha bisogno di noi.
In quel momento, certo, ma pure in qualsiasi altro momento.
Il tuo amore non è gratuito. Ha come prezzo la tua vita e come dono d'amore la nostra vita.
Facci prossimi a tutti quelli che ne hanno bisogno, perché siamo tutte "samaritani" e tutti "feriti",
le une con gli altri.
ciao r
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