Tu, l'amore e il mondo
Ma che cos'è l'amore?
Sai, me lo sto chiedendo da quando Pia mi ha fatto notare come uso la parola amore in modo totemico.
È vero, ma è un totem che tutti amiamo adorare. E poi, per me, in questo totem ci sei solo tu, mio Signore e mio Sposo.
Ma anche così non va bene, credo.
Credo, mio Re, perché sapere di essere nella miseria non mi toglie dalla mia miseria, anzi mi ci immerge ancora di più. Solo tu, amore Santo, mi togli dalla miseria e mi regali alla tua ricchezza e alla tua gioia.
È per questo, per la gioia e la felicità che mi regali ad ogni incontro di preghiera tra di noi e che io non merito, è per questo che scrivo questa risonanza del mio vuoto alla presenza del tuo pieno.
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato». (Gv 16,5-11)
Trovo questa pericope (questo pezzo, questo morso del tuo Vangelo, mio Re) straordinaria.
Il peccato siamo noi, sì amor mio anche noi "cristiani", noi che non crediamo in te. Altro peccato al mondo non esiste e la nostra colpa è grave e permane.
La giustizia è la tua assenza dal mondo. Noi ti cacciamo via e tu ritorni alla fonte permanente dell'Amore, a quella presenza Dio che tu chiami "Padre" e che è nelle tue parole molto più Madre che Padre, rispetto all'esperienza umana. Altra giustizia non v'è se non quest'amore eterno che si perde nell'amato, donandosi.
Il giudizio è la condanna del principe di questo mondo. Ma chi è il Principe di questo mondo? (e nota, Amico mio, la differenza di minuscola e maiuscola).
"Ah, questo los! ... lo so! lo so! ... è satana!".
Comodo.
Satana, il principe del male, è anche il principe di questo mondo.
Troppo comodo.
Come se il diavolo potesse insegnarci qualcosa su come organizzare l'inferno e come se fosse un caso che la parte della Divina Commedia meglio drammatizzata è l'Inferno.
Noi umani, io peccatore che ti rifiuto e che non conosco Dio Giustizia perché Amore, io sono il "principe di questo mondo" e tu mi hai già condannato.
Per questo sono contento che tu "ritorni al Padre", e sono contento che stasera ti mangerò alla messa, lì dai gesuiti.
Perché solo tu mi mandi un difensore, un consolatore, chi mi salva perché mi fa tuo schiavo.
E mentre mi fa tuo schiavo mi fa anche tuo amato. E mentre sono fatto schiavo amato mi incita a diventare amante di ciò che "il mondo" disprezza e disonora.
Allora, Gesù amore mio, mio e mia, il totem con il tuo volto sparisce e resta il viso di P. consumato dalla strada, i muscoli di E. disarticolati dalla malattia, le mani abili di A. imprigionate dalla galera.
Allora amore diventa dono, io che dono al mondo te che ti doni a me.
Ogni giorno, ogni volta che busso al tuo cuore per bisogno e tu mi rispondi, sempre, con baci e carezze.
Sovrabbondanti.
ciao r
Sai, me lo sto chiedendo da quando Pia mi ha fatto notare come uso la parola amore in modo totemico.
È vero, ma è un totem che tutti amiamo adorare. E poi, per me, in questo totem ci sei solo tu, mio Signore e mio Sposo.
Ma anche così non va bene, credo.
Credo, mio Re, perché sapere di essere nella miseria non mi toglie dalla mia miseria, anzi mi ci immerge ancora di più. Solo tu, amore Santo, mi togli dalla miseria e mi regali alla tua ricchezza e alla tua gioia.
È per questo, per la gioia e la felicità che mi regali ad ogni incontro di preghiera tra di noi e che io non merito, è per questo che scrivo questa risonanza del mio vuoto alla presenza del tuo pieno.
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato». (Gv 16,5-11)
Trovo questa pericope (questo pezzo, questo morso del tuo Vangelo, mio Re) straordinaria.
Il peccato siamo noi, sì amor mio anche noi "cristiani", noi che non crediamo in te. Altro peccato al mondo non esiste e la nostra colpa è grave e permane.
La giustizia è la tua assenza dal mondo. Noi ti cacciamo via e tu ritorni alla fonte permanente dell'Amore, a quella presenza Dio che tu chiami "Padre" e che è nelle tue parole molto più Madre che Padre, rispetto all'esperienza umana. Altra giustizia non v'è se non quest'amore eterno che si perde nell'amato, donandosi.
Il giudizio è la condanna del principe di questo mondo. Ma chi è il Principe di questo mondo? (e nota, Amico mio, la differenza di minuscola e maiuscola).
"Ah, questo los! ... lo so! lo so! ... è satana!".
Comodo.
Satana, il principe del male, è anche il principe di questo mondo.
Troppo comodo.
Come se il diavolo potesse insegnarci qualcosa su come organizzare l'inferno e come se fosse un caso che la parte della Divina Commedia meglio drammatizzata è l'Inferno.
Noi umani, io peccatore che ti rifiuto e che non conosco Dio Giustizia perché Amore, io sono il "principe di questo mondo" e tu mi hai già condannato.
Per questo sono contento che tu "ritorni al Padre", e sono contento che stasera ti mangerò alla messa, lì dai gesuiti.
Perché solo tu mi mandi un difensore, un consolatore, chi mi salva perché mi fa tuo schiavo.
E mentre mi fa tuo schiavo mi fa anche tuo amato. E mentre sono fatto schiavo amato mi incita a diventare amante di ciò che "il mondo" disprezza e disonora.
Allora, Gesù amore mio, mio e mia, il totem con il tuo volto sparisce e resta il viso di P. consumato dalla strada, i muscoli di E. disarticolati dalla malattia, le mani abili di A. imprigionate dalla galera.
Allora amore diventa dono, io che dono al mondo te che ti doni a me.
Ogni giorno, ogni volta che busso al tuo cuore per bisogno e tu mi rispondi, sempre, con baci e carezze.
Sovrabbondanti.
ciao r
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