Solo l'amore. Il Re Pastore che ci salva

Tu, che ami chi non ti ama fino a che non t'ama.

 


Sai, Gesù Signore, ogni volta che mi capita di incontrarti resto meravigliato da te.
Perché dietro a te e dentro a te, liturgia tradizione e parola, scorgo Dio, l'Abisso di ciascuna, tutte e qualsiasi interminate Profondità Amanti.
E quindi mi sembra così di sentire, assaporare, come non possa esistere (da/vero!) un essere umano "a-theos", una persona che nega ogni realtà a te, Dio Unico e Santa, fonte vita e fonte essere.
Non può esistere il vaso senza vasaio, non può esistere uovo e cucciola senza madre.
Ha ragione Nietzsche: chi ti uccide (e soltanto come concetto filosofico! quanto di più inutile ci sia al mondo dopo il peccato) lo può fare solo in nome della Verità, cioè sempre e solo nel tuo nome. E se poi ti elimina da/vero dalla sua vita  immediatamente ti sostituisce con qualche idolo: esserci fastidioso e opprimente, cattivo perché inconsapevole e incosciente, brutto perché muto, cieco e sordo, brutale perché maschio che pretende vita senza unirsi, in umiltà e amore, a una donna grembo di vita e solo così diventare anche lui grembo di vita.

Tu sei Dio, tu sei l'Eterno Grembo che fa vita della vita.




Si può dire, mio Signore e mio Dio (e quanto è bello questo poterti chiamare "mio" e sapere che è davvero così, perché sei mio, intimo, personale, interiore, eppure sei anche il mio Signore e Padrone e io la tua schiava e amante ... e uso il femminile consapevole, e delle grammatiche e delle logiche), anzi dobbiamo dire che il mondo nasce (sempre e in ogni suo istante) dalle sempre nuove e originali scelte d'amore che tu fai e "stai facendo" il mondo e i mondi.
In questa scelta d'amore c'è la decisione di "farci come te" e di consentirci la ribellione suprema: quella che Nietzsche neppure osò pensare e che la "Bella notizia" di tuo Figlio descrive minutamente: ucciderti in modo infamante perché sei innocente e ci ricordi la nostra malizia e il fatto che solo tu ci salvi dalla nostra malizia; ucciderti in modo infamante perché abbiamo paura della vita e preferiamo la morte.

Da/vero solo l'amore ci salva perché solo tu sei l'amore.




Scrive Platone che l'unica "idea", l'unica realtà dell'essere divino che noi vediamo, è la bellezza. Grande intuizione, ma non è del tutto vera.
L'unica realtà dell'umano e dell'animale e della vita che ti sei tenuta stretta e non hai abbandonata a noi, e perché non puoi farlo, è l'amore.
Perché solo tu sei amore e per donarci la possibilità di amare ti sei distribuito in ogni dove e in qualsiasi presenza di essere, per cui nulla di ciò che si ama e si dona è lontano da te.

Solo tu sei amore e chi condivide l'amore condivide te.
Anche se ti condivide nel fango e nella terra, anche se ti condivide nella schiavitù e nella bugia, anche se ti condivide nell'avarizia e nella paura, anche se ti condivide nelle ferite e nelle morti.
Se ama e condivide amore fa questo con te e grazie a te, perché solo tu ci fai fare amore.

Così tu non perdi nessuno.

Solo questo ci dice Gesù nel bellissimo Vangelo di oggi, scritto dall'apostolo che lui amava.



Ed è perché tu sei soltanto questo amore che si dona, qui, a commento di questo Vangelo di oggi, metto una poesia d'amore, ed una poesia d'amore omosessuale e lesbico.




Perché neppure una goccia d'amore andrà (è) perduta.


"In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola»."






Perché non s'usa più l'abito da pomeriggio
e i dialogari delle sere con vespri di donna
s'accavallano – oggi - di nuovi sentire
lenti e svelti, ordinati leggeri forti
come le vertebre schiena di ragazza
che ti carezzo a gesti lunghi, a costole contate
come ossa di morto, una a una, assaporate
lentamente fino a legarmi i denti
nei tuoi dolci di carne mandorla e zucchero piacere
fino a farti urlare
di impazienza, di attesa.

Perché abbiamo smesso l'amore alle liturgie
e le pietre non s'usano più,
neppure per lapidare
e inventeremo sassi chimici affinché
pure la lapidazione sia ipocrita,
finalmente.

E così voglio la tua prateria di corpo
qui, appena sotto l'attaccatura dei seni,
dove immagino un orlo a giorno
inciso dipinto verso la tua femmina,
per indicarci la direzione giusta
ai languidi baci maschi fatti da me su di te,
in questa lieta offerta d'amore
nel mazzo delle folte chiome intrecciate
dalle nostre due donnità
inanellate di giri femminili,
tu a me io a te,
come piace noi, donna a donna.

E ci cercheremo altri boschi
foreste libere, indipendenti,
distanti da relazioni di vincite,
da rapporti di forca,
e ci troveremo in altre nudità
selvagge, furenti, cagne
aperte agli incandescenti guardarci
di Dio
l'Unica,
la fine, la fonte, il fine,
l'abisso.




ciao r

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