San Francesco nel giorno natale di Biba a Dio
San Francesco
"In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero»."
Mt 11, 25-30
In quel filo di luce,
come un'apparenza una nostalgia,
e restando fermi all'oggi,
alle tue impronte lievi sopra questi
nostri mari tempesta,
restando qui
alle erinni dei giorni
nei furori degli sguardi
con i faticare dei corpi
accanto a felicità disperse di morsi e baci,
tra i seppellimenti e le cremazioni dei nostri cuori.
Ecco,
in quel filo di luce avanti l'alba
in quel profumo di verde, quasi invisibile,
avanti l'appassire dopo i frutti,
in quel nocciolo di polpe, ricche avanti la raccolta
scoprire - dopo - scoprire
il tuo Regno vicino,
il tuo dito qui, presso il mio corpo ferito,
allegro a lasciarmi l'impronta di tuo figlio
il mio amante,
nei piedi e nei polsi dei miei vivere.
E qui mi perdo
a sapermi tua alba,
tuo sorriso
tuo gioco così,
ferito
tra tutti questi corpi umili
feriti di vita,
tagliati
secondo la tua non chiusa
forma di Dio.
ciao r
"In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero»."
Mt 11, 25-30
In quel filo di luce,
come un'apparenza una nostalgia,
e restando fermi all'oggi,
alle tue impronte lievi sopra questi
nostri mari tempesta,
restando qui
alle erinni dei giorni
nei furori degli sguardi
con i faticare dei corpi
accanto a felicità disperse di morsi e baci,
tra i seppellimenti e le cremazioni dei nostri cuori.
Ecco,
in quel filo di luce avanti l'alba
in quel profumo di verde, quasi invisibile,
avanti l'appassire dopo i frutti,
in quel nocciolo di polpe, ricche avanti la raccolta
scoprire - dopo - scoprire
il tuo Regno vicino,
il tuo dito qui, presso il mio corpo ferito,
allegro a lasciarmi l'impronta di tuo figlio
il mio amante,
nei piedi e nei polsi dei miei vivere.
E qui mi perdo
a sapermi tua alba,
tuo sorriso
tuo gioco così,
ferito
tra tutti questi corpi umili
feriti di vita,
tagliati
secondo la tua non chiusa
forma di Dio.
ciao r
Commenti
Posta un commento