La Carne ed il Sangue
La tua Carne ed il tuo Sangue, ed il farne cibo ...
Ho bisogno di farti una preghiera, Gesù mio, una preghiera forte e chiara.
Ricordo un uomo, mio Re, un giovane uomo tuo fratello: Bobby Sands, irlandese, cattolico, combattente per la libertà della sua patria, assassinato mediante suicidio dalla signora Margaret Thatcher nel 1981.
Ho bisogno di ricordarlo perché la sua morte è stata, infine, un nutrimento per chi - quasi vent'anni dopo - ha firmato un accordo di pace segnandolo con il tuo Sangue e la tua Carne.
Perché è questo ciò che dell'umano tu ci hai garantito sopravviverà in eterno: la nostra lotta per l'amore e per la la libertà, quell'amore e quella libertà che tu solo ci garantisci nell'Amore Dio che tutti ci salva.
Ma ognuno con le sue ferite.
Bobby Sands con le ferite nel corpo e nel cuore di chi non vede più speranza attorno a sé ed ha soltanto nella tua mano divina un sostegno al suo amore.
Margaret Tatcher con le ferite nei corpi di lavoratori e lavoratrici, di troppi esseri umani viventi stracciati alla vita e consegnati ad ogni forma di morte perché le persone più ricche del pianeta diventassero molto più ricche.
Tu ci difendi tutti e tu ci consegni tutti all'Amore Dio, aprendoci le porte della libertà.
Così non ti prego per Bobby Sands, che ha provato a fare quel che tu hai fatto, non riuscendoci ma mettendo in gioco tutto se stesso e la nostra coerenza e pietà davanti a lui.
TI prego per Margaret Tatcher e per le persone come lei, ti prego per tutti gli Stalin della storia umana: persone che si sentono investite ddi una missione, missione che sempre si riduce a togliere ai poveri tutto e specialmente la vita, per venderla poi ai più ricchi.
Ti mettono in Croce e poi ti vendono in qualche osceno mercato di carni umane e di sangue.
Ti prego per loro, affinché capiscano quanto la loro azione sia contro Dio e se ne accorgano prima di concludere la loro vita.
Affido a te i fili di prezzemolo e le briciole di pane che sicuramente hanno donato: contali, mio Re, nella tua misericordia più dell'oro che hanno amato.
E mettili davanti alle loro vittime, che si sentano perdonati.
E che sappiano che Dio è vivente solo in questo perdono: quello delle vittime ai loro carnefici, perdono donato gratuitamente perchè sanno che Dio, il Terribile ed il Potente, le ha vendicate.
Gesù mio, facci capire quanto nella tua Carne e nel tuo Sangue, di cui ci nutriamo, siano comprese le carni ed il sangue delle innumerevoli vittime innocenti che abbiamo e stiamo massacrando e facci mettere davanti a loro inermi, finalmente nella verità per poterli accogliere come vincitori: i crocifissi risorti dietro all'unico Re, Crocifisso e Risorto.
ciao
r
Dal Manifesto del 09 aprile 2012
Ho bisogno di farti una preghiera, Gesù mio, una preghiera forte e chiara.
Ricordo un uomo, mio Re, un giovane uomo tuo fratello: Bobby Sands, irlandese, cattolico, combattente per la libertà della sua patria, assassinato mediante suicidio dalla signora Margaret Thatcher nel 1981.
Ho bisogno di ricordarlo perché la sua morte è stata, infine, un nutrimento per chi - quasi vent'anni dopo - ha firmato un accordo di pace segnandolo con il tuo Sangue e la tua Carne.
Perché è questo ciò che dell'umano tu ci hai garantito sopravviverà in eterno: la nostra lotta per l'amore e per la la libertà, quell'amore e quella libertà che tu solo ci garantisci nell'Amore Dio che tutti ci salva.
Ma ognuno con le sue ferite.
Bobby Sands con le ferite nel corpo e nel cuore di chi non vede più speranza attorno a sé ed ha soltanto nella tua mano divina un sostegno al suo amore.
Margaret Tatcher con le ferite nei corpi di lavoratori e lavoratrici, di troppi esseri umani viventi stracciati alla vita e consegnati ad ogni forma di morte perché le persone più ricche del pianeta diventassero molto più ricche.
Tu ci difendi tutti e tu ci consegni tutti all'Amore Dio, aprendoci le porte della libertà.
Così non ti prego per Bobby Sands, che ha provato a fare quel che tu hai fatto, non riuscendoci ma mettendo in gioco tutto se stesso e la nostra coerenza e pietà davanti a lui.
TI prego per Margaret Tatcher e per le persone come lei, ti prego per tutti gli Stalin della storia umana: persone che si sentono investite ddi una missione, missione che sempre si riduce a togliere ai poveri tutto e specialmente la vita, per venderla poi ai più ricchi.
Ti mettono in Croce e poi ti vendono in qualche osceno mercato di carni umane e di sangue.
Ti prego per loro, affinché capiscano quanto la loro azione sia contro Dio e se ne accorgano prima di concludere la loro vita.
Affido a te i fili di prezzemolo e le briciole di pane che sicuramente hanno donato: contali, mio Re, nella tua misericordia più dell'oro che hanno amato.
E mettili davanti alle loro vittime, che si sentano perdonati.
E che sappiano che Dio è vivente solo in questo perdono: quello delle vittime ai loro carnefici, perdono donato gratuitamente perchè sanno che Dio, il Terribile ed il Potente, le ha vendicate.
Gesù mio, facci capire quanto nella tua Carne e nel tuo Sangue, di cui ci nutriamo, siano comprese le carni ed il sangue delle innumerevoli vittime innocenti che abbiamo e stiamo massacrando e facci mettere davanti a loro inermi, finalmente nella verità per poterli accogliere come vincitori: i crocifissi risorti dietro all'unico Re, Crocifisso e Risorto.
ciao
r
Dal Manifesto del 09 aprile 2012
Il mio corpo è la mia arma
«Hunger», il film dell'artista britannico Steve McQueen entra nel famigerato carcere Maze e dedica ogni immagine alla lotta ultra-fisica degli irlandesi. La storia di Bobby Sands, militante dell'Ira che non mangiò per 66 giorni, lasciandosi morire pur di ottenere lo status di detenuto politico
HUNGER
DI STEVE MCQUEEN, CON MICHAEL FASSBENDER, LIAM CUNNINGHAM. GB 2008
Roberto Silvestri
Ventidue minuti su 96 contengono un lungo e fitto dialogo in carcere, per lo più in campo lungo, tra il patriota irlandese Bobby Sands e un prete cattolico sull'utilità o futilità dello sciopero della fame, dell'ischeletrimento del corpo, un gesto auto-Auschwitz, in qualche modo profetizzato dai ragazzi punk, come unica arma di combattimento possibile in una situazione disperata e disumata come la detenzione, a corpo nudo e tra escrementi sevizie e torture, nel lager della «Maze prison», in Irlanda del nord.
Prima e dopo si descrive con esattezza filologica il quotidiano vissuto da detenuti e secondini (adesso il carcere è stato raso al suolo), e l'orribile agonia finale che diventa ancora più agghiacciante perché svelata da parole, quelle del medico, più che da immagini.
Siamo nel 1981, in piena offensiva sociale, economica, culturale e militare dei conservatori drastici al potere contro chiunque in Gran Bretagna - minatori, proletari delle West Indies aggrediti dai razzisti del Fronte Nazionale o nazionalisti irlandesi o classe operaia seviziata dalle delocalizzazioni - si opponga ai diktat delle multinazionali e delle corporation finanziarie.
La Thatcher dagli occhi di squalo, uno sguardo impossibile da imitare, anche per la povera Meryl Streep (salvo trapianto di cornee), blatera in tv a favore del regime razzista di Pretoria, della sacra e inviolabile missione coloniale alle Malvinas, della santità della riduzione dei salari e dello stato sociale in gloria dei profitti (un parlar da proprietaria di miniere nelle terre apartheid, quale è). E quando afferma «non esistono criminali politici, ma criminali e basta, e come tali vanno trattati» in effetti verrebbe da pensare che ha ragione. E che un giorno un tribunale (più che hollywoodiano) la condannerà per questo, e anche Botha & C.
Bobby Sands esige di essere trattato dal nemico con lo status e la dignità del «prigioniero politico». In certi casi non si tratta nemmeno di suicidio, altro che peccato, si è già corpi non più viventi capaci però di volare nelle coscienze del mondo scavalcando celle di rigore, mura di prigione d'alta sicurezza, sistema dei media che in Gb furono talmente efficaci da cancellare l'esistenza, durante la guerra del Vietnam, di una violenza di massa diffusa e «pacifista» che colpì non uomini ma sedi militari americane o di multinazionali. Servì anche quello per fermare l'aggressione in sud est asiatico e i bombardamenti continui di civili dell'amico Nixon che l'ipocrisia dell'occidente considerò ovvi.
Il sacerdote irlandese (che pure aveva appoggiato un precedente sciopero della fame collettivo) cerca invece di riempire di sensi di colpa il gesto del militante dell'Ira - «ti vedi santo, martire e porterai dolore nelle famiglie senza che questa morte servirà a nulla» - che però resta convinto della politicità del suo gesto estremo. La storia darà ragione al martire dell'Ira e ai suoi compagni che si lasceranno morire infliggendo alla politica della Lady d'acciaio una delle sue poche sconfitte strategiche. Il partito repubblicano irlandese diventerà sempre più potente e egemonico dopo i morti di Maze tanto da obbligare Londra a venire sempre più a patti...
Del corpo, dunque, come ultima ma potente arma di combattimento possibile (Hunger) o come terreno di conflitto interiore nella «società eccitata» al culmine dei suoi processi di alienazione (Shame) si occupa l'artista nero britannico Steve McQueen, uno dei tanti passati al cinema negli ultimi anni.
Esce solo adesso in Italia questo suo primo lungometraggio, basato su una incandescenza «sostanza conoscitiva», che vinse a Cannes la Camera d'or nel 2008 e impose all'attenzione mondiale Michael Fassbender che nel film interpreta Bobby Sands, il giovane militante dell'Ira trovato in possesso di armi e condannato per questo a una lunghissima e immotivata pena detentiva e che nel 1981 morì in carcere disseccato (Fassbender, che si applicò con un estremismo degno di De Niro alla perdita progressiva di peso, ha affermato che Bobby Sands doveva possedere una determinazione disumana quanto a pratica dell'obiettivo perché già la sua esperienza recitativa è stata terribile da sopportare). McQueen ha sempre affermato che la foto di quel giovane vista nel tg della Bbc, arrivato a 66 giorni di sciopero della fame, gli sconvolsero, da bambino, l'equilibrio etico: il piccolo cittadino democratico scopriva la presenza di «mostri» e ombre sinistre dietro lo sbandieramento dei valori più umanistici. «Credo che sia stato l'omicidio Sands, di questo si tratta, il fatto più importante avvenuto nella Gran Bretagna degli anni ottanta. Per i media, è stata la patriottica epopea delle Faulkland e questo fatto traumatico è stato cancellato dalla coscienza del paese. Il mio film vuole opporsi a questa ipocrita rimozione della nostra identità». Compresa la breve vita felice del secondino Stuart Graham.
E senza neppure esagerare con il gaelico.
Ventidue minuti su 96 contengono un lungo e fitto dialogo in carcere, per lo più in campo lungo, tra il patriota irlandese Bobby Sands e un prete cattolico sull'utilità o futilità dello sciopero della fame, dell'ischeletrimento del corpo, un gesto auto-Auschwitz, in qualche modo profetizzato dai ragazzi punk, come unica arma di combattimento possibile in una situazione disperata e disumata come la detenzione, a corpo nudo e tra escrementi sevizie e torture, nel lager della «Maze prison», in Irlanda del nord.
Prima e dopo si descrive con esattezza filologica il quotidiano vissuto da detenuti e secondini (adesso il carcere è stato raso al suolo), e l'orribile agonia finale che diventa ancora più agghiacciante perché svelata da parole, quelle del medico, più che da immagini.
Siamo nel 1981, in piena offensiva sociale, economica, culturale e militare dei conservatori drastici al potere contro chiunque in Gran Bretagna - minatori, proletari delle West Indies aggrediti dai razzisti del Fronte Nazionale o nazionalisti irlandesi o classe operaia seviziata dalle delocalizzazioni - si opponga ai diktat delle multinazionali e delle corporation finanziarie.
La Thatcher dagli occhi di squalo, uno sguardo impossibile da imitare, anche per la povera Meryl Streep (salvo trapianto di cornee), blatera in tv a favore del regime razzista di Pretoria, della sacra e inviolabile missione coloniale alle Malvinas, della santità della riduzione dei salari e dello stato sociale in gloria dei profitti (un parlar da proprietaria di miniere nelle terre apartheid, quale è). E quando afferma «non esistono criminali politici, ma criminali e basta, e come tali vanno trattati» in effetti verrebbe da pensare che ha ragione. E che un giorno un tribunale (più che hollywoodiano) la condannerà per questo, e anche Botha & C.
Bobby Sands esige di essere trattato dal nemico con lo status e la dignità del «prigioniero politico». In certi casi non si tratta nemmeno di suicidio, altro che peccato, si è già corpi non più viventi capaci però di volare nelle coscienze del mondo scavalcando celle di rigore, mura di prigione d'alta sicurezza, sistema dei media che in Gb furono talmente efficaci da cancellare l'esistenza, durante la guerra del Vietnam, di una violenza di massa diffusa e «pacifista» che colpì non uomini ma sedi militari americane o di multinazionali. Servì anche quello per fermare l'aggressione in sud est asiatico e i bombardamenti continui di civili dell'amico Nixon che l'ipocrisia dell'occidente considerò ovvi.
Il sacerdote irlandese (che pure aveva appoggiato un precedente sciopero della fame collettivo) cerca invece di riempire di sensi di colpa il gesto del militante dell'Ira - «ti vedi santo, martire e porterai dolore nelle famiglie senza che questa morte servirà a nulla» - che però resta convinto della politicità del suo gesto estremo. La storia darà ragione al martire dell'Ira e ai suoi compagni che si lasceranno morire infliggendo alla politica della Lady d'acciaio una delle sue poche sconfitte strategiche. Il partito repubblicano irlandese diventerà sempre più potente e egemonico dopo i morti di Maze tanto da obbligare Londra a venire sempre più a patti...
Del corpo, dunque, come ultima ma potente arma di combattimento possibile (Hunger) o come terreno di conflitto interiore nella «società eccitata» al culmine dei suoi processi di alienazione (Shame) si occupa l'artista nero britannico Steve McQueen, uno dei tanti passati al cinema negli ultimi anni.
Esce solo adesso in Italia questo suo primo lungometraggio, basato su una incandescenza «sostanza conoscitiva», che vinse a Cannes la Camera d'or nel 2008 e impose all'attenzione mondiale Michael Fassbender che nel film interpreta Bobby Sands, il giovane militante dell'Ira trovato in possesso di armi e condannato per questo a una lunghissima e immotivata pena detentiva e che nel 1981 morì in carcere disseccato (Fassbender, che si applicò con un estremismo degno di De Niro alla perdita progressiva di peso, ha affermato che Bobby Sands doveva possedere una determinazione disumana quanto a pratica dell'obiettivo perché già la sua esperienza recitativa è stata terribile da sopportare). McQueen ha sempre affermato che la foto di quel giovane vista nel tg della Bbc, arrivato a 66 giorni di sciopero della fame, gli sconvolsero, da bambino, l'equilibrio etico: il piccolo cittadino democratico scopriva la presenza di «mostri» e ombre sinistre dietro lo sbandieramento dei valori più umanistici. «Credo che sia stato l'omicidio Sands, di questo si tratta, il fatto più importante avvenuto nella Gran Bretagna degli anni ottanta. Per i media, è stata la patriottica epopea delle Faulkland e questo fatto traumatico è stato cancellato dalla coscienza del paese. Il mio film vuole opporsi a questa ipocrita rimozione della nostra identità». Compresa la breve vita felice del secondino Stuart Graham.
E senza neppure esagerare con il gaelico.
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