Il Battesimo del Signore Gesù
Domenica 8 gennaio 2012 - Battesimo del Signore.
Is 55,1-11
1Gv 5,1-9
Mc 1,7-11
“E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio”. (1Gv 5,1-9)
“In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».” (Mc 1,7-11)
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».” (Mc 1,7-11)
Acqua, sangue e Spirito Santo.
Sono le tre componenti che ritornano in questa domenica del Battesimo di Gesù.
Ma si concentrano in una sola persona: Gesù, il Cristo di Dio.
Colui che è inviato a “compiere ciò per cui è stato mandato".
“Così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata”. (Is 55,11)
Marco è un evangelista sintetico ed essenziale, riservato fino ad essere scorbutico.
In questa domenica del Battesimo di Gesù è decisamente scorbutico, scontroso.
Venerdì c’è stata l’Epifania: abbiamo rivissuto la seconda manifestazione divina di Gesù: l’omaggio dei Magi, maghi e astrologi/astronomi, pagani ma attenti ed in ascolto. Essi hanno cercato e trovato un salvatore ed un Re in un bambino che nulla ha di straordinario, almeno a vederlo. E loro, i magi, come già prima i pastori, rendono omaggio proprio a questo “bambino qualsiasi” riconoscendo in lui qualcosa di Dio, vedendo in lui una manifestazione primaria e salvatrice di Dio.
in questo Vangelo di Marco, oggi è nel modo scontroso tipico di questo Vangelo, è Gesù stesso che si rivela al mondo, cioè a noi. E si rivela come Dio, e come Dio obbediente.
Si rivela Dio in questo modo paradossale a noi; noi che lo guardiamo e pretendiamo di seguirlo e di chiamarci con il suo nome.
Così Gesù si rivela a noi come Dio per la terza volta.
Ma questa volta Dio si mescola ai peccatori e, come loro prende il battesimo di Giovanni, battesimo di penitenza e di pentimento. Dio si pente dei nostri peccati a nostro nome.
Dio si fa obbedienza perfetta al Padre.
Perché Gesù è Dio ed è uomo, ma è senza peccato.
Allora questo gesto è solo un simbolo? È solo un’apparenza che nulla rivela di vero?
Gesù è colui a cui Giovanni sa di non essere degno di fare da schiavo e da schiavo infimo, quello che slaccia i sandali sporchi del padrone e poi gli lava i piedi.
Eppure è proprio questo Gesù che va da Giovanni e si fa battezzare da lui e così, in questo modo paradossale, manifesta la sua divinità nel riconoscersi peccato.
È una rivelazione della divinità paradossale, perché:
“... i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri”. (Is 55,8-9)
Ecco, Gesù è la Parola di Dio ed allora ascoltiamo questo Dio e la sua Voce Gesù.
Dio, il diverso, l’Altro, Colui/Colei ci sorprende e ci prende alla sprovvista.
Davanti a queste manifestazioni del divino, così audaci, davvero dovremmo avere “timore e tremore” nel pensare quale Amore è venuto e ci ha raggiunto, e si è svuotato per noi, per mettersi nelle nostre mani.
Ma sopratutto dovremo tremare con timone nel fare il confronto di quest’Amore Santo con il pochissimo amore che noi, e senza dover superare alcun ostacolo davvero difficile, riusciamo a manifestare tra di noi.
Noi, che dovremo essere coloro che “si amano come Gesù ha amato tutti gli umani e, in primo luogo, Israele”.
L’Amore di Gesù - l’uomo Dio, il Figlio diletto “nel quale (Dio Padre) si è compiaciuto” - è un amore che non conosce ostacoli e nel quale l’Amante (Dio) si fa uguale all’amato: “Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni”.
Ma allora … noi … noi dovremo farci uguali a Dio?
Sì.
Soltanto nell’amare concretamente ogni altro umano e nel farci dono gratuito per lui.
Soltanto nel salvargli la vita donandogli la nostra vita.
Nel fare di lui o di lei libertà, mentre noi ci facciamo servitù.
Nel dare amore senza pretendere, in cambio, altro amore.
Nel sollevare dall’ingratitudine e dall’odio per mettere nella gratitudine e nell’amore condiviso.
Perché quello che Gesù ci ha regalato e ci ha lasciato nel mondo in cui viviamo è il Regno di Dio, quel dono che noi dobbiamo continuare a costruire, insieme con lui, il Risorto.
Perché Gesù è il Messia, il Figlio di Dio, l’amato dal Padre.
Colui nel quale Dio ha posto ogni compiacimento. Colui nel quale riposa ogni nostra speranza ed ogni nostra vita. Il nostro Re che ci guarisce e ci difende. Chi ci ama.
E così noi dobbiamo e possiamo essere come lui. I costruttori del Regno di Dio che sta salvando quel mondo che Gesù ha già salvato. Per sempre.
Davvero “sia lodato Dio, sempre sia lodato"!
Perché tutto questo è vero.
ciao
r
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