17 luglio 2011, XVI domenica del tempo ordinario (anno A)
"In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece ri! ponètelo nel mio granaio”».
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!»."
"Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo»."
“Aprirò la mia bocca in parabole, / proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo”.
Questa promessa dell’Antico Testamento, presente nel salmo 78, si è compiuta con la venuta di Gesù. Gesù compie, conclude ed inizia, apre la Parola del Padre a mantenere tutta la sua promessa.
Gesù è il Regno che lui stesso annuncia, quel piccolo seme, in verità il più piccolo tra i semi, che cresce e diventa la pianta più grande dell’orto, la pianta dove gli uccelli del cielo vengono a fare il nido.
Gesù è il lievito che fa' crescere la pasta.
Gesù è il seminatore, che mette al mondo il buon seme.
Questo buon seme che sono i figli del Regno, coloro che seguono Gesù.
La zizzania invece è chi segue il male, i figli del nemico.
Gesù fa vedere una situazione di conflitto, ma dove il conflitto non ha origine da Dio, ma solo dall’umano.
Dio ha seminato un buon seme nel suo campo. Ma nel campo c’è anche del seme cattivo. Da dove viene questo seme cattivo? Dal nemico.
Dobbiamo fare una attenzione profonda a queste parole di Gesù, perché Gesù continua a chiamarci sempre all’amore.
I servi sono pronti a sradicare la zizzania, ma il Padrone non vuole.
“Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura”.
Dobbiamo lasciare che il lievito fermenti ed il granello di senape, il più piccolo tra i semi, produca il suo arbusto che cresce fino a diventare pianta. Dobbiamo lasciare, perfino, che il grano maturi insieme alla zizzania, affinché Dio arrivi a essere quello che è già: tutto in tutti ed il Regno si compia,
In Gesù la verità è semplice.
Chiunque la può capire; perché Gesù è venuto per dirci, in parabole - cioè in racconti brevi capaci di illustrare e far capire - tutte “le cose nascoste fin dalla fondazione del mondo”.
Tutto quello che è arcano Gesù lo fa vedere e lo fa capire, semplicemente.
Dopo Gesù non c’è nulla di nascosto, e noi dobbiamo aprirci alla sua Parola per farci cambiare da lei.
Dobbiamo farlo noi perché il Regno di Dio in Gesù è sempre umile, piccolo e mite.
È il lievito, il grano di senape, il campo dove il buon seme è mischiato alla zizzania.
Il Regno è il seminatore di domenica scorsa, che sparge il seme ovunque.
Gesù è quel Re che arriva a cavallo di un’asina, di un puledro di asina. Animale con cui si possono fare molte cose ma non andare in guerra; non si possono uccidere i nemici, cavalcando un’asina.
Così devo chiedere perdono, a voi ed a Gesù. Perché non so fare della mia vita questa parabola, non so vivere questa parola dura e piena di speranza, insieme.
Il male ed il bene crescono insieme, e questo lo sappiamo, poiché è esperienza di ogni giorno. Anche in noi il male ed il bene crescono insieme.
Ma Gesù ci dice di non “sradicare il male”, anzi, ci chiede di lasciare che cresca insieme al bene, nello stesso campo.
Infatti non spetta a noi distinguere tra il bene ed il male, tra il buono ed il malvagio. Noi dobbiamo amare, a noi spetta fare il bene amando dietro la Parola di Dio, la vita di Gesù di Nazareth, il Cristo di Dio, il Figlio più amato.
A noi spetta fare il bene senza uccidere il malvagio; noi non dobbiamo estirpare la zizzania dal campo. Perché fatalmente estirperemo anche il grano.
Ecco.
La cosa nascosta fin dalla fondazione del mondo che Gesù ci fa vedere in semplicità è il nostro male, la nostra scelta di essere cattivi, più cattivi che buoni.
Specialmente quando ci presentiamo davanti a Dio carichi di tutte le nostre “buone azioni” e di tutti i nostri poteri, di tutte le nostre glorie umane: tutte le nostre decime pagate, anche sulle erbe più inutili, tutti i nostri digiuni fatti con compunzione, tutti i nostri cibi, tutte le nostre case, tutte le nostre chiese, tutti i nostri palazzi, tutte le nostre galere. E le nostre vite fatte assaggiare agli affamati solo qualche domenica, mentre loro, gli affamati, mangiano da soli e noi li guardiamo mangiare, poiché la nostra tavola con loro non la dividiamo mai.
La verità semplice che Gesù ci offre in questa parabole è che noi non sappiamo distinguere tra grano e zizzania.
Allora conviene battersi il petto ed affidarsi al Lui, al Santo, ed a Gesù, Re Sposo colmo di amore, riconoscendoci “ladroni beati”, come dom Christien de Chergé scrive nel suo testamento spirituale poco prima di essere ucciso, rivolgendosi al suo assassino futuro.
Sapendo anche noi che tra noi assassinati e chi ci assassina, per noi, è impossibile distinguere bene e con esattezza. Solo Dio, che conosce i cuori, e ciascun cuore di umano, solo Lui sa separare dentro di noi il grano dalla zizzania.
A questo Padrone così buono, così pieno di fertili grembi misericordia, a questo Signore così pieno di perdono, noi ci dobbiamo affidare. Fino a che non ci faccia diventare perfetti attraverso le cose che, nella nostra vita, ci capitano, cambiandole mentre loro cambiano noi.
Diventando a poco a poco umiltà, mitezza, obbedienza. Lasciando che lui ci faccia essere amore.
Così sono queste le “cose nascoste fin dalla fondazione del mondo”.
La verità di Dio su di noi: che noi siamo sopratutto amore perché ci ha fatto lui, che è solo amore. Basta volerlo fare. Basta amare.
ciao
r
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!»."
"Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo»."
“Aprirò la mia bocca in parabole, / proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo”.
Questa promessa dell’Antico Testamento, presente nel salmo 78, si è compiuta con la venuta di Gesù. Gesù compie, conclude ed inizia, apre la Parola del Padre a mantenere tutta la sua promessa.
Gesù è il Regno che lui stesso annuncia, quel piccolo seme, in verità il più piccolo tra i semi, che cresce e diventa la pianta più grande dell’orto, la pianta dove gli uccelli del cielo vengono a fare il nido.
Gesù è il lievito che fa' crescere la pasta.
Gesù è il seminatore, che mette al mondo il buon seme.
Questo buon seme che sono i figli del Regno, coloro che seguono Gesù.
La zizzania invece è chi segue il male, i figli del nemico.
Gesù fa vedere una situazione di conflitto, ma dove il conflitto non ha origine da Dio, ma solo dall’umano.
Dio ha seminato un buon seme nel suo campo. Ma nel campo c’è anche del seme cattivo. Da dove viene questo seme cattivo? Dal nemico.
Dobbiamo fare una attenzione profonda a queste parole di Gesù, perché Gesù continua a chiamarci sempre all’amore.
I servi sono pronti a sradicare la zizzania, ma il Padrone non vuole.
“Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura”.
Dobbiamo lasciare che il lievito fermenti ed il granello di senape, il più piccolo tra i semi, produca il suo arbusto che cresce fino a diventare pianta. Dobbiamo lasciare, perfino, che il grano maturi insieme alla zizzania, affinché Dio arrivi a essere quello che è già: tutto in tutti ed il Regno si compia,
In Gesù la verità è semplice.
Chiunque la può capire; perché Gesù è venuto per dirci, in parabole - cioè in racconti brevi capaci di illustrare e far capire - tutte “le cose nascoste fin dalla fondazione del mondo”.
Tutto quello che è arcano Gesù lo fa vedere e lo fa capire, semplicemente.
Dopo Gesù non c’è nulla di nascosto, e noi dobbiamo aprirci alla sua Parola per farci cambiare da lei.
Dobbiamo farlo noi perché il Regno di Dio in Gesù è sempre umile, piccolo e mite.
È il lievito, il grano di senape, il campo dove il buon seme è mischiato alla zizzania.
Il Regno è il seminatore di domenica scorsa, che sparge il seme ovunque.
Gesù è quel Re che arriva a cavallo di un’asina, di un puledro di asina. Animale con cui si possono fare molte cose ma non andare in guerra; non si possono uccidere i nemici, cavalcando un’asina.
Così devo chiedere perdono, a voi ed a Gesù. Perché non so fare della mia vita questa parabola, non so vivere questa parola dura e piena di speranza, insieme.
Il male ed il bene crescono insieme, e questo lo sappiamo, poiché è esperienza di ogni giorno. Anche in noi il male ed il bene crescono insieme.
Ma Gesù ci dice di non “sradicare il male”, anzi, ci chiede di lasciare che cresca insieme al bene, nello stesso campo.
Infatti non spetta a noi distinguere tra il bene ed il male, tra il buono ed il malvagio. Noi dobbiamo amare, a noi spetta fare il bene amando dietro la Parola di Dio, la vita di Gesù di Nazareth, il Cristo di Dio, il Figlio più amato.
A noi spetta fare il bene senza uccidere il malvagio; noi non dobbiamo estirpare la zizzania dal campo. Perché fatalmente estirperemo anche il grano.
Ecco.
La cosa nascosta fin dalla fondazione del mondo che Gesù ci fa vedere in semplicità è il nostro male, la nostra scelta di essere cattivi, più cattivi che buoni.
Specialmente quando ci presentiamo davanti a Dio carichi di tutte le nostre “buone azioni” e di tutti i nostri poteri, di tutte le nostre glorie umane: tutte le nostre decime pagate, anche sulle erbe più inutili, tutti i nostri digiuni fatti con compunzione, tutti i nostri cibi, tutte le nostre case, tutte le nostre chiese, tutti i nostri palazzi, tutte le nostre galere. E le nostre vite fatte assaggiare agli affamati solo qualche domenica, mentre loro, gli affamati, mangiano da soli e noi li guardiamo mangiare, poiché la nostra tavola con loro non la dividiamo mai.
La verità semplice che Gesù ci offre in questa parabole è che noi non sappiamo distinguere tra grano e zizzania.
Allora conviene battersi il petto ed affidarsi al Lui, al Santo, ed a Gesù, Re Sposo colmo di amore, riconoscendoci “ladroni beati”, come dom Christien de Chergé scrive nel suo testamento spirituale poco prima di essere ucciso, rivolgendosi al suo assassino futuro.
Sapendo anche noi che tra noi assassinati e chi ci assassina, per noi, è impossibile distinguere bene e con esattezza. Solo Dio, che conosce i cuori, e ciascun cuore di umano, solo Lui sa separare dentro di noi il grano dalla zizzania.
A questo Padrone così buono, così pieno di fertili grembi misericordia, a questo Signore così pieno di perdono, noi ci dobbiamo affidare. Fino a che non ci faccia diventare perfetti attraverso le cose che, nella nostra vita, ci capitano, cambiandole mentre loro cambiano noi.
Diventando a poco a poco umiltà, mitezza, obbedienza. Lasciando che lui ci faccia essere amore.
Così sono queste le “cose nascoste fin dalla fondazione del mondo”.
La verità di Dio su di noi: che noi siamo sopratutto amore perché ci ha fatto lui, che è solo amore. Basta volerlo fare. Basta amare.
ciao
r
Commenti
Posta un commento