Credere alla tua parola,

perché sento la forza della vita in te, Gesù.
A quel funzionario nulla importa dei segni e della tua osservazione sulla mancanza di fede. Al funzionario interessa il figlio che muore. Sa che tu lo puoi salvare e te lo chiede. In cambio non ti offre nulla. Sa che puoi salvare suo figlio e questa è la sola cosa che ti chiede: vuole la vita del figlio.
«Signore, scendi prima che il mio bambino muoia».
Riconosci l'urgenza dell'amore che soffre e agisci, senza fare niente. Doni solo le tue parole: «Va’, tuo figlio vive».
Non so se il funzionario ti guarda negli occhi, prima di andare via. Però ti crede e torna a casa, dove il figlio vive.
Questo scambio, che Giovanni racconta, è il cuore della nostra relazione, Gesù. Sappiamo che sei la potenza di Dio, la realtà dell'amore Dio che vive tra noi e ci salva. Ma di te abbiamo solo le tue parole, che sono sempre parole di vita e gioia. Solo credendo alle tue parole troviamo la vita che ci salva e ci mette nella vita che è amore e gioia.
Ascoltiamo e accogliamo la tua vita, Gesù.  
"Trascorsi due giorni Gesù partì dalla Samarìa per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino.
Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia».
Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive».
Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.".
Dobbiamo diventare capaci di chiederti la vita, Gesù, per noi e per chi dipende dal nostro amore, dalla capacità di quest'amore di chiedere aiuto, di farti agire nelle nostre sofferenze. Ma questo significa compromettersi con te, mostrare la tua vita come Presenza di Dio che salva e, allora, regolare su questa realtà le nostre esistenze. Quindi agendo, in noi e attorno a noi, come se fossimo te. Lasciando agire te e la tua parola su di noi e le nostre vite, che solo così diventano donate, regalate a chi ne ha bisogno.
Dobbiamo farci fare da te, come sei tu, Gesù, che vivi e operi tra noi e doni salvezza. Perché a noi spetta il compito di donare la tua forza d'amore e vita a chi ne ha bisogno. 
E qui esito, Gesù, sposo e amico di ogni amore.
Perché sento le grida, le voci di madri padri sorelle fratelli che chiedono la vita per un figlio che muore. Che è morto proprio ora, ucciso dai nostri demoni di morte e tenebra da Gaza ad Haiti, passando per l'Ucraina, il Myanmar, il Sudan, lo Yemen, le nostre coste mediterranee segnate da troppi morti. Così so che sei tra noi e con noi quando preghiamo insieme per l'amore e la vita. 
E tu arrivi, Gesù, forza dell'amore Dio tra noi.
ciao r

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