La vita, Gesù,

è nel tuo nome, per essere amore come te, in croce e risorto.
Mi sembra che siamo molto lontani, Gesù, dalla schietta sincerità di Tommaso e dalla sua, altrettanto schietta, resa a te che gli mostri, da vicino, la realtà della tua vicenda nelle mani e nel corpo con le cicatrici dei chiodi. Ma l'incredulità di Tommaso è la chiave che ci serve per comprendere che rapporto abbiamo noi con te, Gesù nazareno, Figlio di Dio, figlio dell'uomo, Parola e regno di Dio, Messia e re di Israele Crocifisso e Risorto.
Ascoltiamo i tuoi arrivi tra i discepoli, e le loro sorprese.
"La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.".
Ci sono tre passaggi, Gesù, in questa tua partecipazione alle vite e alle scelte dei tuoi amici e discepoli. 
Il primo è la pace. 
Tu sei la pace che doni e mostri, quella con cui saluti, per cui ti fai presente in mezzo a loro.
«Pace a voi!».
Tu sei pace perché porti e regali a loro la tua vita interamente donata, così da farla fulcro e realtà delle future esistenze dei tuoi amici fra le genti, ovunque parleranno di te, raccontando come ti hanno conosciuto, amato e hanno avuto da te il "perdono dei peccati", ovvero lo scioglimento da prigioni, sofferenze e fatiche del male.
"«Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».".
Non è un potere, un'autorità che dai ai tuoi servi e amici per badare ai tuoi interessi. No!
Questo è il compito: fare esattamente il tuo lavoro d'amore presso coloro che incontreranno. Tu vuoi aiutare la fatica dei tuoi amici presso le popolazioni dove arriveranno e a cui mostreranno il tuo volto e il tuo sorriso nel doppio valico di Croce e Resurrezione; la libertà definitiva dal male con la consegna a te, amore che vive e vince, di tutte le nostre vite dentro le nostre carni d'amore.
Il secondo passaggio è Tommaso. Il quale non crede a ciò che gli dicono i suoi amici. Non si fida di loro. Per credere che tu, Gesù, il suo amico e maestro proveniente dalla Galilea, non sei morto appeso a una croce, anzi, sei morto appeso a una croce, anzi, sei vivo nonostante la tua morte in croce...
Insomma, Tommaso ha smesso di credere in te, ti sa morto, e di una morte offensiva, insulsa, dolorosa, cattiva: la croce. Il suo dolore per questo tradimento è fresco; per vivere ancora la tua vita e il tuo sorriso Tommaso ha bisogno di toccarti.
Per vedere che sei proprio tu che vivi in una dimensione diversa da quella di prima, ma sei sempre tu, deve toccare le cicatrici della tua passione e morte.
«Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Non gli basta vederti. Deve toccare quelle ferite e trovare lì la tua sofferenza e la sua, il tuo dolore e il suo, e ora la tua vittoria, ma anche per lui. 
Tommaso deve sapere che sei sempre tu, il suo amico di Nàzaret di Galilea, morto in croce, che ora vivi e porti all'Immenso dov'è ed è Dio, i segni della tua amicizia con lui, Tommaso, e con loro, della tua sconfitta insieme a loro. Tommaso vuol poter capire e scegliere la tua vittoria fatta a nome loro: tu sei Gesù risorto, il Figlio di Dio e figlio dell'uomo, che ha sconfitto la morte, ogni morte, e distrutto l'inferno.
Gesù,tu conosci i dubbi e la franchezza del tuo amico, lo ami e lo accogli. Ti affidi a lui, senza sorvolare nulla.
"Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».".
Beati noi che non abbiamo veduto, già. Non mi va troppo giù questa tua frase, Gesù, lo sai. 
Infatti, cosa significano per noi e per te, Gesù, le parole che usi e son tradotte in italiano con questo verbo "vedere"?
Di quali possibilità e scelte di vedere parli a Tommaso, l'incredulo?
Per capire mi sembra necessario fare un passo avanti e mettere attenzione al terzo passaggio che questa prima conclusione del vangelo di Giovanni presenta e regala.
"Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.".
qui, se capisco bene, si tratta di vedere la nostra vita capace di vita e salvezza, perché vive in te e con te, Gesù nazareno, Parola di Dio, Verbo di Dio incarnato, tu che metti la tua tenda tra noi e, così, ti conosciamo.
Questa vita e Parola di Dio incarnata sei tu crocifisso e risorto, che ci chiedi di vederla nel concreto della tua vita, trasferita nelle nostre vite reali, in noi e attorno a noi. Non dobbiamo vedere in astratto, come nella visione esaltata, beata, televisiva, a noi contemporanea, che mostra realtà ignote, lontane da noi e dalle nostre vite, di cui nulla sappiamo, per cui occorre affidarsi a chi dice di aver visto e vedere con i suoi occhi più attenti dei nostri e con le sue scelte molto più esperte. 
No! Tu rifiuti questo. 
Non ci sono esperti nell'amore, non ci sono insegnanti capaci di parlare del tuo cuore di Dio incarnato.
Tu, Gesù di Nàzaret, Parola di Dio, Figlio di Dio, figlio dell'uomo, nato da Maria di Nàzaret, Messia e re di Israele, nostro amico e sposo, tu ci inviti a vivere con te e in te le realtà ed esistenze concrete in cui siamo immersi, con cui cooperiamo, di cui siamo corresponsabili, per cui e con cui è necessario amare.
Ma così è solo se ti ospitiamo, se ti facciamo mettere la tua tenda in noi, nei nostri cuori e nelle nostre carni, e viviamo insieme a te la tua vita nelle nostre vite, solo così possiamo vedere il segno dei chiodi nelle tue mani e trovare il tuo bellissimo modo di amare dentro le innumerevoli prospettive delle nostre vite: quando viviamo donandoci totalmente, come te, a chi intorno a noi è piccolo, bisognoso, ferito, crocifisso, in attesa della resurrezione.
Se ti vediamo tra noi in questi modi, allora ti sappiamo vivo e risorto, perché siamo certi che da te le nostre vite vanno a chi ne ha bisogno e, così, crediamo con mite forza che noi lo facciamo e possiamo farlo perché tu sei con noi, e ci ami.
ciao r

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