La tua Parola...

 ... vive sempre, incarnata in ogni tempo. 

Tu ci parli, perché parli a tutte le persone di tutti i tempi, e così succede che si crea in noi la convinzione che certe cose siano sempre uguali , in tutti i tempi. Invece no.
Invece bisogna sempre calare il tuo messaggo dentro i tempi in cui viviamo e comprenderlo qui, nella nostra vita attuale, come salvezza per la nostra vita di oggi, e non per quella di un ebreo del tuo tempo.
Allora, oggi che cosa ci racconta la tua parola pronunciata allora, ma che io so che è valida sempre, anche oggi?

Ascoltiamo.

 Mt 23,1-12

«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato
».
  
 

Chi è, oggi, la "cattedra di Mosé", e che cosa significa questa espressione, oggi, per noi?
Facile pensare alla "Chiesa" e identificare con questa parola la struttura gerarchica della Chiesa Cattolica Romana, di quella parte della Comunione di Cristo Gesù che segue la Continuità della Cattedra di Pietro apostolo a Roma. Ma anche la continuità della esperienza di Gesù che ebbe Paolo di Tarso e che ci ha trasmesso con le sue lettere.
Ma secondo me non è così.

Tutte e tutti noi, siamo "Chiesa di Cristo" e noi, tutte e tutti, siamo bisognosi, siamo poveri, siamo affamati e solo Gesù, con la sua Parola e il suo Amore, solo Gesù ci aiuta.

Allora sentiamo di nuovo il pezzo.

«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno».

La "cattedra di Mosè" è il luogo dove si decide che cosa è giusto o sbagliato, il luogo dove si applica la Torah, la rivelazione che D** fa di se stesso al Suo popolo attraverso Mosè, sul Sinai. Questa Torah, ciò che nei Vangeli e nelle lettere di san Paolo è chiamata Legge, la si deve rendere comprensibile a tutte le persone ebree, perché non tutte, ma solo una minoranza, è in grado di leggere la Torah. La Torah è la Parola di D** che dice a un ebreo che cosa deve essere e fare per continuare a pensare e a vivere come ebreo. Per cui la Torah è un luogo di autorizzazioni e regole. Un luogo, una Parola di D** che è rivolta a un popolo, quello ebreo, che identifica se stesso proprio in quella rivelazione, cioè nella Torah.
Secondo Gesù, al suo tempo, Scribi (i laureati del tempo, chi conosce la Legge, chi sa scrivere e leggere e ha strumenti culturali) e Farisei (le "persone che volevano essere giuste secondo la Torah" e che, quindi, la applicano in tutte le sue norme e i suoi consigli) controllano l'insegnamento della Torah.

 Ma sono ipocriti.

Cioè caricano le altre persone di pesi che loro non si sognano di portare in alcun modo.

Però le cose che dicono sono giuste.
Quindi bisogna seguire il loro insegnamente, non i loro comportamenti. Perché l'insegnamento dice bene la Torah, ma le loro vite, no. Loro fanno le cose che fanno perché amano essere ammirate e indicate come esemplari. Amano il successo.

Ma, dentro il successo, loro non fanno più quello che fanno fare agli altri. Loro rispettano il sabato, ma i loro dipendenti pastori al seguito delle pecore no. Semplicemente perché non possono. Ma tanto sono lontani e nessuno lo sa, ma loro sono condannati, reputati maledetti, anche se la figura del pastore è la descrizione del Re di Israele e del Messiah che aspettano. E così il sabato diventa un peso e non più una lode a D**, il riconoscimento del Suo amore.

Ecco. Chi di noi, oggi, risponde a questa descrizione?
Chi, tra di noi, si siede sulla Cattedra di Pietro, per insegnare a tutte le persone cristiane che cosa bisogna fare per seguire Gesù?

Io, per esempio?

Ciascuno di noi, sono convinto.

Dobbiamo sforzarci di condividere la Parola di D** che è Gesù di Nazareth, nel suo messaggio, nei suoi messaggi così belli e liberanti, dobbiamo condividere tra noi queste cose a partire dalle nostre povertà e non dalle nostre presunte ricchezze.

Che cosa ho io, più di voi?
Nulla, se non la bontà di Gesù che mi ha aspettato a ogni svolta della mia vita finché mi ha preso e fatto suo.
Allora, perché vi do un insegnamento?
Ma infatti non vi do alcun insegnamento. 

Solo vi trasmetto questa preghiera che sto/stiamo facendo insieme a Gesù durante queste ore dalle 14,30 alle ... (16,00? 16,30? ... vediamo...) del 04 Novembre 2017 e in cui cerco di ascoltare che cosa "Gesù suona dentro di me" ascoltando questo Vangelo e poi anche di raccontarvelo.

Perché Gesù lavora dentro di noi, dentro ciascuna di noi, e cerca di far sentire a tutte le persone che la vita di mia sorella, di mio fratello, della straniera, del mio amico del mio nemico, di chi mi sta attorno, è assistita, è curata da lui.
Questo significa che nulla vi insegno, proprio nulla.

Solo vi invito a pregare insieme a me, perché non si è mai soli, nella preghiera come nella vita, almeno se si resta in Gesù di Nazareth che ci ama e si reincarna in noi, vive attraverso di noi.

Il resto dipende da questo. L'umiltà è sapere che ciò che faccio non è mio e non mi appartiene. Lascio a disposizione di tutte le persone la musica che Gesù mi suona dentro, affinché chi vuole la prenda e la usi come desidera.

Perché abbiamo un solo Maestro e una sola Guida, Gesù di Nazareth come vive tra di noi e nella tradizione che ce lo trasmette ed è lunga ormai quasi due millenni.

Perché abbiamo solo un Padre, un Padre Madre che ci ama oltre ogni nostra comprensione e che noi dobbiamo lasciar vivere in noi nell'Amore.
In quel suo Amore che ci rende sempre più vivi.

ciao r



 

 


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