D** è il nostro bisogno d'amore...
l'unica necessità libera.
Lo Sai, Gesù? Mica noi sappiamo bene che cosa significa che “abbiamo bisogno di qualcosa”. Siamo in una epoca, e in un tempo storico, che fa della creazione di bisogni una industria e un affare. Qualcosa che ci serve e ci fa crescere, adesso, qui e ora, qualcosa che non sappiamo se domani ci servirà ancora o ci sarà ancora utile o sarà, magari, da buttare via. Come i francobolli, che per un paio di secoli sono stati fondamentali e che, oggi, sono praticamente scomparsi dai nostri “bisogni” quotidiani.
Lo Sai, Gesù? Mica noi sappiamo bene che cosa significa che “abbiamo bisogno di qualcosa”. Siamo in una epoca, e in un tempo storico, che fa della creazione di bisogni una industria e un affare. Qualcosa che ci serve e ci fa crescere, adesso, qui e ora, qualcosa che non sappiamo se domani ci servirà ancora o ci sarà ancora utile o sarà, magari, da buttare via. Come i francobolli, che per un paio di secoli sono stati fondamentali e che, oggi, sono praticamente scomparsi dai nostri “bisogni” quotidiani.
Ma
certamente tu parli di bisogni in un senso diverso, secondo
intenzioni differenti da quelle cui siamo abituati noi.
Certo,
“bisogna” sempre ascoltarti prima di dire qualsiasi cosa.
E
“ascoltarti” significa costruire una attenzione verso di te che
metta nel silenzio tutto quello che ci sembra importante.
Perché
solo dal silenzio sappiamo che cosa ci stai dicendo e come ce lo stai
dicendo.
“Mentre
erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome
Marta, lo ospitò.
Ella
aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del
Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i
molti servizi.
Allora
si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia
sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti
per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto
la parte migliore, che non le sarà tolta».”
Brano
famosissimo, Gesù.
Da
cui si è partiti per esaltare – a proposito delle donne – la
vita contemplativa contro la vita attiva.
Come
se tu ci dicessi, e per la tua autorità potessimo dire, che per le
donne è meglio – ci sia più bisogno – che stiano a contemplare
senza mai dare forma e vita alla loro contemplazione, piuttosto che
invece restino indaffarate a servirci attraverso “molti servizi”.
Ma
forse tu questa cosa non l’hai mai detta.
La
scena è semplice.
Tu
cammini e arrivi in un villaggio dove vai ospite “di una donna di
nome Marta”.
La
prima cosa che ci viene detta è che tu vai ospite di una donna.
Di
una donna sola senza marito e senza figli. Di una donna che può
decidere di sé e può ospitarti, accoglierti in casa sua. Poi
salterà fuori un fratello, Lazzaro. Ma dopo.
Adesso,
in questo momento del tuo cammino, Gesù mio, tu hai solo Marta, la
“sua” casa e la “sua” ospitalità. Che tu scegli.
La
seconda cosa che ci racconti è una “gelosia” tra sorelle. Maria
decide che lei, non “padrona di casa” come la sorella, può
dedicarsi al tuo ascolto. Invece Marta, che è evidentemente la
“padrona di casa” e “ci tiene” a fare bella figura con te e
per te, è così indaffarata in “molte cose” che si perde la
maggior parte delle narrazioni che fai.
Secondo
me, Gesù mio, Marta vorrebbe dirti di stare zitto e di parlare solo
dopo, quando anche lei può sedersi vicina a te e può ascoltarti.
Perché anche Marta vuole ascoltarti, Gesù, e tu lo sai
perfettamente. Però Marta non oserebbe neppure pensare di intimarti
di stare zitto e così se la prende con la sorella, e però ti tira
in ballo comunque e si rivolge a te per avere ragione: «Signore,
non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a
servire? Dille dunque che mi aiuti».
Marta
ti chiede due cose: di darle ragione (la sorella l’ha lasciata sola
a servire e questo è male e a te, Gesù, il male interessa per
interromperlo) e di agire (interrompere il male, cioè intervenire
verso Maria e farla andare a servire Marta che si predispone a
servirti, Gesù).
Ecco,
mi sembra che noi ti chiediamo sempre queste due cose.
In
primo luogo di darci ragione nelle nostre etiche umane e non importa
quanto siano “giuste o sbagliate” rispetto a te, importa soltanto
che nulla entrino con quello che tu stai facendo e con quello che tu
ci chiedi di fare.
Mentre
tu ci parli di D** - il Genitore d’Amore, il Padre con viscere
di Madre – noi interpretiamo le tue parole come un’etica, come
qualcosa che comanda qui e ora dei comportamenti e che perciò,
provenendo da D** attraverso di te, scioglie le responsabilità
nell’agire umano. Va fatto così perché lo dice D** attraverso
Gesù come vi dico “io” che sono l’esperto, o il padrone di
casa.
Non
è così.
Le
tue narrazioni sono sempre ascoltabili.
Anche
se Marta in quel momento perde le tue parole, perché lei pensa sia
più importante per lei darti da mangiare e accoglierti nel migliore
dei modi che ascoltarti, Marta stessa avrà altri momenti per
ascoltarti e per registrare e incidere nel suo cuore le tue parole.
Ti ripeti sempre e senza mai stancarti e puoi sempre essere
ascoltato.
Ciò
che Marte non può, invece, fare è chiamarti a giudice del
comportamento della sorella che, invece, pensa che la migliore
accoglienza a te, Gesù, sia darti ascolto.
Ma
tu non giudichi i due comportamenti. Tu accogli entrambi.
Accogli
Marta nel suo darsi da fare tra molte cose e accogli Maria nel suo
sedersi ai tuoi piedi per godere di te e delle tue parole.
Con
te non perdiamo mai nulla, perché tu sei sempre accogliente.
Però
siamo noi che scegliamo i nostri comportamenti e non sei tu che li
decidi per noi.
Ma
la seconda cosa che Marta ti chiede è più sottile.
Ti
chiede di rimproverare Maria perché non le ubbidisce.
Immagino…
oh, Gesù mio, immagino le discussioni tra le due “prima” che tu
arrivassi! E le differenti prese di posizione e le “strida” tra
due sorelle il cui amore reciproco è fatto anche di differenze e
dissidi.
Però
quando tu arrivi Marta sceglie e Maria pure. Maria si siede e Marta
lavora. Ma Marta ti chiede di intervenire: «Dille
dunque che mi aiuti».
Ecco.
Quante
nostre “preghiere” e voti e osservazioni e narrazioni verso di te
sono fatte della stessa pasta della richiesta di Marta: «Dille
dunque che mi aiuti».
Noi
non ci mettiamo d’accordo e poi ti chiediamo di intervenire. Ma la
faccenda non ti riguarda, riguarda solo noi e solo noi la possiamo
mettere a posto.
Non
possiamo appellarci a te per risolvere le cose di etica umana. Se
riconoscere o no l’unione d’amore tra persone omosessuali.
Riconoscere o no la cittadinanza a chi nasce in Italia. Lottare
contro il razzismo. Su tutte le scelte umane dobbiamo assumerci le
nostre responsabilità di persone umane e fare le cose che bisogna
fare, ma senza mai intrupparci e chiuderci tra “molti servizi e
molte cose”.
Ecco,
noi siamo Marta… sempre indaffarati tra “molti servizi e molte
cose” e talmente lontani dal tuo ascolto da essere capaci di
chiederti di stare zitto e di darci ragione costringendo chi non ci
vuole servire a venire qui e servirci, e pure di buona lena.
E
qui tu ci dai una delle tue meravigliose risposte d’amore.
«Marta,
Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola
c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà
tolta»
Bisogna
scomporre questa meraviglia di risposta e sentirla indirizzata a me,
a ciascuna e ciascuno di noi.
“Marta,
Marta”.
Il
nome, l’intimità più profonda di Marta, ripetuta due volte e
detta a voce alta. Gesù, tu non chiami mai nessuno per nome nei
vangeli, se non Simone di Giovanni, Simone il fariseo e pochi altri.
Qui chiami Marta e la chiami all’amore e lei non potrà resistere a
un rimprovero così caldo e acceso.
Tu
ci chiami per nome, come all’amore, e ripeti il nostro nome con
passione e dolcezza. Anche per rimproverarci, ed è bello essere
rimproverate così.
Ma
poi il nome si scioglie in un chiarimento famoso.
“Tu
ti affanni e ti agiti per molte cose”.
Quanto
è vero, Gesù, tanto per Marta che per noi.
Ci
agitiamo e ci affanniamo per molte cose di cui sappiamo, troppo
spesso, la dubbia utilità.
Non
sappiamo se usare i bicchieri di legno o quelli di terracotta, se per
pagare i nostri salariati vanno bene i contanti o sono meglio i
vouchers, se bisogna mettere la tovaglia bianca o è meglio lasciare
la tavola di legno così com’è, se si devono accogliere stranieri
a casa nostra o possono essere lasciati a morire in campi profughi
che sono come galere a cielo aperto, luoghi pieni di violenze.
Siamo
sempre indaffarati tra diecimila cose e l’utilità della cosa più
importante in “questo momento” spesso ci sfugge, e non ci importa
nulla se ci sfugge – per dire, se stiamo mettendo a posto i sistemi
di comunicazione per la sicurezza nelle ferrovie italiane siamo
indaffarati tra molte cose e possiamo anche trascurare una tratta
secondaria delle ferrovie italiane laggiù nel tacco non so neppure
bene se in Puglia o in Basilicata –
Così
la vita ci sfugge e si perde nelle “molte cose” che stiamo sempre
a fare, e quasi sempre più per fare “bella figura” con il
“profeta” di turno, piuttosto che per agire seriamente secondo
quello che ci sembra il nostro dovere umano tra altre persone umane.
Questo
è il tuo rimprovero che si completa solo nel tuo avvertimento: «ma
di una cosa sola c’è bisogno» «ma una sola
è necessaria».
Cos’è
e qual’è questa “parte necessaria”?
Lodi
Maria perché sceglie la parte agathen, la parte buona.
Maria
sceglie ciò che ci è necessario. La parola bisogno qui va presa in
senso assoluto: c’è bisogno dell’aria che respiriamo, c’è
bisogno del sonno e del riposo, c’è bisogno del cibo. Ma in greco
sei più chiaro: una sola è necessaria. Ed è la parte buona.
Eppure
Maria non fa scelte, salvo quella iniziale di sedersi accanto a te.
Così
tu lodi il non fare scelte? Non è possibile e non è vero.
Maria
non resta inerte, lei fa e fa molto di più.
Innanzitutto
non si difende dall’accusa della sorella e resta in silenzio ai
tuoi piedi in attesa, forse del tuo rimprovero.
Maria
non si difende e non accusa. Maria tace e lascia parlare te. Maria
sembra passiva e invece sceglie. Ma che cosa sceglie Maria?
Sceglie
di non farsi coinvolgere dal mondo, sceglie di non mettere la parte
più importante di se stessa nel mondo, ma di lasciarla a te. Maria
sceglie di restare indipendente dalle molte cose del mondo e si apre
così al tuo intervento.
Sa
che tu la aiuterai, anche se lei non te lo chiede.
Maria
sa che ha bisogno di molte cose lei, ma sa pure che non è giusto
indaffararsi a recuperarle, non è necessario affannarsi a
costruirle e difenderle.
Maria
sa che qualcosa succederà, che qualcosa accadrà.
Certo,
serve vivere la vita, serve lavorare e non dipendere dalla carità
altrui ma solo dall’amore che ci doniamo reciprocamente.
Ma è
proprio per questo che i poveri sono molto più liberi dei ricchi
perché non hanno “molte cose” da perdere e si possono dedicare
solo alla loro vita.
Maria
sceglie la vita, non l'indaffararsi attorno alla vita.
Questa
è la scelta di Maria vincente, ciò per cui la lodi.
Questa
è la scelta che poi, sono sicuro, ha fatto sì che lei si è alzata
subito ed è andata ad aiutare Marta.
Perché
aveva già scelto la parte buona, quella che non le è stata mai più
tolta: la vita.
Perché
tu sei venuto a dare la vita e a darla in abbondanza.
Commenti
Posta un commento