3 giugno 2011, venerdì della 6° settimana di Pasqua (san Carlo Lwanga e compagni)

"In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla»." (Gv 16,20-23a)











«La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».



Ecco, Gesù mio, appunto. Proprio qui è il problema.
Siamo "la donna, quando partorisce ..".
Quindi siamo tutti e tutte nel dolore del parto e, spesso, ci scordiamo di te e della tua vicinanza, del tuo starci accanto e sorreggerci e sostenerci in ogni modo.
Spesso, adesso, nel dolore, siamo ciechi e non vediamo tutto il bene che ci fai.
Allora, Gesù, ricordacelo.
Ci basta poco, lo sai.
Ci basta un sorriso, una carezza, una mano che ci indica un colore o una luce, ci basta una vicinanza.
Aiutaci ad avere queste piccole cose, così indispensabili nel dolore.
Daccele, ti preghiamo, aprendo ognuna di noi e ciascuno di noi ai sorrisi, alle carezze, ai gesti di luce e colore verso le sorelle e le amiche, verso i fratelli e gli amici che abbiamo attorno a noi e che adesso sono induriti dal dolore.
Regalaci la tua gioia, cosicché noi possiamo regalarla a nostra volta.
Facci simili a te.



Ciao
r

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