La parola "Dio" è il tuo Nome?

Il totem e l'amore.




Gesù, ti devo raccontare una cosa.
Ma per raccontartela devo partire dalla tua Parola.
Infatti il vangelo di oggi - sesta domenica del tempo di Pasqua - mi ha colpito in modo particolare.
Lo ricordi, ne son certo, ma forse non tutti i miei trentaquattro lettori ne rammentano bene tutte le parti.

Eccolo.




"In quel tempo, Gesù disse : 
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. 
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate»."  (Gv 14,23-29) 





Così, a occhio e croce, sento tre cose importanti in questo tuo pezzo di discorso.
La prima è l'eguaglianza perfetta tra amore e parola. Chi ti ama lo fa perché osserva la tua parola e chi osserva la tua parola lo fa perché ti ama. Manca qualsiasi distanza tra Parola e Amore o, se vuoi, sono due parole per la stessa esperienza.
La seconda cosa è che questa eguaglianza produce il fatto - "fatto":  una esperienza fisica e mentale esistente in "questo" mondo - che voi (tu e "il Padre", come lo chiami) venite ad abitare in noi.
Ad abitare in me.
La terza cosa è che le due cose precedenti per poter accadere, cioè per "essere vere", dipendono dal fatto che tu "te ne vai" e così ci lasci soli. Eppure ci prometti il Paraclito, il difensore, quello che oggi chiamiamo Spirito Santo, e così anche - come già scritto prima - affermi che in quanto Dio vieni - venite ad abitare in noi.

Va tutto bene. Bisogna crederci ma va tutto bene.
Nel senso che quello che dici è molto bello, ma scrivere "molto bello" in proposito di questa tua parola è come scrivere che il calore del sole è molto importante.
Siamo in un campo decisivo, o c'è o non c'è e la differenza è radicale e globale. È la differenza tra Essere e nulla.
Ma bisogna crederci.
Credere a che cosa?

Ecco, Gesù amor mio, qui c'è la cosa, la storia, che ti voglio raccontare e che m'è venuta in mente stamani, durante la preghiera; e quindi forse è una storia che tu mi hai fatto "vedere" quella che adesso provo a raccontare.

Ho visto con gli occhi del cuore.

Ma se tu, Signore Gesù, fossi stato una donna ebrea della casa di David, anziché l'uomo ebreo della casa di David che sei stato e sei, se tu fossi stata una donna, queste tue parole le avremo lette nel modo in cui le leggiamo oggi? o le avremo lette in un modo diverso? E "diverso" da che cosa?
Come le avremo lette, queste tue parole?
E come avremo capito te, così semplice da capire e così difficile da amare?

Qui ci sta bene che dichiari perché , seguendo te, sono cattolico e non (per dire) luterano o evangelico o ortodosso.
Perché ho bisogno di una interpretazione "autentica", cioè dove sbagliamo tutti insieme in base al principio di autorità magisteriale nella interpretazione (e poi perché, come dice il tuo amore Lorenzo Milani sacerdote, ho bisogno quotidianamente del tuo perdono sacramentale, per poter andare avanti nel mio peccato e nella supplica al tuo perdono).

Ma adesso, per me, non è una questione di interpretazione. Nulla m'importa della teologia e della filosofia, o di quella branca della letteratura che si chiama "storia ipotetica".
È questione di un racconto, il tuo racconto di Gesù figlio di Maria e del carpentiere, della casa di David, i cui fratelli e le cui sorelle sono ancora qui tra noi e che tutti noi ci apprestiamo a testimoniare ovunque riusciremo ad arrivare "fino ai confini del mondo".

Allora, la storia che stamani ho visto nella preghiera modifica il tuo racconto in un solo punto e dice che tu eri - sei una giovane donna ebrea della casa di David, figlia di Maria e del carpentiere Giuseppe, che fai e dici le cose che hai fatto e detto, e che muori in croce per liberarci da male, dal peccato di odio e idolatria in cui siamo immersi.

E questa storia, che stamani  ho visto nella mia preghiera, mi dice anche che c'è qualcosa che non funziona.

Ecco mio bel Gesù, amico mio, quello che ho visto stamani nella preghiera su questo Vangelo di oggi, sesta domenica del tempo di Pasqua.

Ho visto che alla tua parola bisogna crederci, come si crede ai baci che ci scambiamo con la persona che amiamo "appassionatamente", che odoriamo e assaggiamo intensamente, nella sua realtà fisica e che vediamo come "la più bella del mondo", e i cui aspetti fisici - la cui semplice realtà corporale e spirituale è fonte di gioia e vita, così tanto che diventa subito quelle realtà (sì, amor mio, al plurale!) che, per noi innamorati amanti, sono fonti permanenti di ammirazione e di bellezza.

E mi chiedo: io, Gesù Sposo, credo alla tua parola, e a questa tua particolare parola, in questo modo? così innamorato e appassionato? così totale?

Aiutami, Amico e Sposo, aiutami a credere in te come tu credi in me, ad amare te come tu mi ami.
E questo senza fare tutte le tante, colte, sottili, totemiche, idolatriche distinzioni dottrinali ed etiche sulle diverse forme d'amore e sulle gerarchie interne a queste forme.

Amando, semplicemente.
Come tu hai fatto e come vuoi sempre fare.

Per sempre.


ciao r



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