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Visualizzazione dei post da dicembre, 2018

Gesù, la tua famiglia è santa,

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ma non è così normale. Ma non esistono "famiglie normali", Gesù, ne sono convinto. Credo molto più facilmente all'esistenza di famiglie sante che di famiglie normali. Ma poi " Normale " che cosa vuol dire? Secondo la norma, parrebbe, o secondo la Legge. Allora la tua famiglia, sposo, non era  normale per niente. Però è santa. Attento ai tempi verbali, Sposo. Come normalità/anormalità la tua famiglia appartiene al passato, come santità è nell'Eterno. La santità è molto più bella e intrigante della normalità o della stranezza. Ma cosa fa la santità di una famiglia? Che cosa rende santa una famiglia, cioè una società umana tesa alla preservazione dell'amore tra umani nel tempo e nello spazio e perché sia seminato e cresca nelle nuove generazioni?  Infatti la famiglia è la "madre" di tutte le società culturali, è la prima società culturale concepita e costruita tra gli umani. Come dice tuo Padre nella Bibbia, e come tu ricordi. &qu

Natale di Gesù di Nazareth: de Paska a

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sant'Istev(f)ene, diceva Maria, la donna che ha aiutato mia madre a governare le nostre numerose infanzie. De Paska a sant'Istev(f)ene è qualcosa che dura molto poco, appena il battito di un tramonto e di un'alba, ed è subito cosa che non c'è più, "che non è più cosa". Siamo esseri viventi che devono conoscersi mortali, scrive quello sciagurato lager del libero pensiero umano  che è Martin Heiddegger. Siamo un "esserci per la morte", dice la sua menzogna dei satana. «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio», proclama invece Stefano diacono davanti al Sinedrio di Israele. E viene lapidato per questo. Perché Dio "si è fatto carne" ed è nato a Betlemme di Giuda. Noi siamo per la vita, testimonia Stefano morendo. Come proclama Gesù nel suo Vangelo di vita. Mt 10,17-22 « Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete con

Natale di Gesù di Nazareth, figlio di Maria di Nazareth, figlio di Dio

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Natale 2018 Sentirti accanto tra eredità di sorrisi, averti prossimo con carezze di fuochi, intuirti vicino con selve di tenerezze miti, conoscerti povero come tempeste di sole, viverti feroce come la danza a giorno dei girasoli. Sei vivo nelle mie carni di frutti di sogni, e mi leghi al tuo sangue con lievi liane d’amore così robuste al mio cuore, amor mio! Sei nato, ci ricordiamo oggi, ut carne carnem liberans, scandalo per gli atei e i religiosi, maschi, perché le femmine – umane e no – lo sanno che solo la carne libera la carne, mai lo spirito. Ti sei incarnato, e la potenza del tuo braccio ha scelto come trono una mangiatoia e un bimbo, debolissima carne senza fasce per la povertà, affinché si rompano i cieli e tu discenda a contemplare la tua bellezza rinchiusa nel mio cuore. Come tutte le nostre carni fatte sede d’amore, diventate sangue di Dio tra noi, bruciante affilato amore che ci vive. Ciao r

Gesù, ricordi

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Gesù, ricordi quel viaggio con tua madre?    Eri appena concepito e lei, Maria, con te fresco in pancia sgambetta fino a Giuda, laggiù nel paesucolo della cugina. Ma certo, era giovane e sana, lo poteva fare. Era una ragazza di buon senso, con tanto coraggio e umiltà, non aveva paura di metterti in gioco, non temeva di rischiare la vita del "Figlio dell'Altissimo" in un viaggio lungo e faticoso. E poi, sono sicuro, lei ti ha parlato, ti ha raccontato tutto, mentre succedeva. Sì, Gesù, sono sicuro che lo ricordi quel viaggio dalla cugina Elisabetta. Lc 1, 39-45 " Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da m

Le domande di Dio,

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le nostre domande.   Gesù, mi sembra che anche noi stiamo sempre a rivolgerci a Giovanni il Battista, a ogni tuo precursore e annunciatore spesso troppo più piccolo di Giovanni, e stentiamo a rivolgerci a te, Amico e Re vivente. Tu sei il nostro Maestro e Pastore, il nostro unico nostro Sacerdote e Re, la Parola di libertà che è tutte le nostre vite, e lo sei solo perché ha scelto di essere l’Agnello immolato fin dall’inizio dei tempi, la Vita Innocente sgozzata fin dal Principio della Creazione per essere quel Dio che raccoglie in sé tutti i nostri mali e li trasforma in beni, in ghirlande di fiori d’amore da regalare alla fame d’amore di quel Dio che tu chiami Padre e indichi come quella tenerezza Madre e Genitrice di ogni nostra vita. Per capire la nostra incertezza e il suo male, ascoltiamo Luca che fa parlare Giovanni, il “più grande tra i nati di donna”. Lc 3,10-18 “ Le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispond

La Promessa è la Speranza

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Gesù ritorna, è la promessa dell'amore. Lc 3,1-6 “ Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa: « Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio! ». ” Ci sono tre cose che hanno colpito la mia mente/cuore. La prima è la precisione con cui Luca inizia il capitolo 3° del suo V

Preghiera in Avvento 2018

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Forse erano tordi Forse erano tordi, amore, a volare così rapidi in neri gruppi sciolti nell’azzurro di quel cielo in quel giorno d’Avvento sopra Capitana. Quintane a sfide nell’aria in equilibri d'acrobazie m’incantavano dei loro amarsi in tuffi d’aria, mentre ti seguivo, distratto e pigro, vivo sempre nelle fiducie di tutti i tuoi amarmi. Ma ci sono bambine nel vento, Gesù, ancora donne uccise dai loro maschi tra occhi di figlie, e femmine umane perdute in paludi di città, ci sono carni infanti scagliate in altiforni di guerre, carni ardori gettate in discariche di mari di terre. Troppi ancora ci sono di cuori arsi dal male di odiare negli inferni di poteri, figli del gelo di sovranità infernali divise, cieche divinità cattive, idiote di così tanti idolatri, che troppe mani hanno avuto rotte da troppe carestie e ruberie di carezze. Ci serve un al