Lazzaro e noi; la metafora...


...e la proposta della vita.
 


 In questo vangelo c‘è una tua frase, Gesù, che merita di essere subito sottolineata.
«Togliete la pietra!»

Perché mi sembra necessario darle rilievo adesso, nel momento in cui mi faccio suonare dalla tua parola, Gesù?


Lazzaro è già stato seppellito quattro giorni prima, manda già cattivo odore. Ha ragione la sorella Marta e il “buon senso”, la riflessione umana, è d’accordo con lei: Lazzaro puzza già.
Ma tu ordini di levare la pietra.

Lo hai detto proprio poco prima e giusto a lei, a Marta: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?».

Però non dici che sei più forte della morte. 
Non dici che Lazzaro è ancora intatto aspettando la tua azione. 
Non dici che nulla di ciò che è nel mondo è più forte di te, perché tu sei di D**, sei il “dito di D**” tra di noi. 
No. 
Tu le ricordi che lei adesso vedrà “la Gloria di D**”. 
Però, Gesù, Marta non sa che cos’è questa “Gloria di D**” di cui parli e che nasce dalla tua azione. Tu, realmente, le chiedi soltanto di fidarsi di te, e del tuo amore per lei, per Maria e per Lazzaro.

E Marta, e Maria, si fidano di te.

E così Lazzaro esce dalla morte e torna nella vita.

Gv 11, 1-45
Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava.
Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui
”.



Dove e come si manifesta la “Gloria di D**”, Gesù mio, nella risurrezione di Lazzaro?

Perché il tuo amico ritorna a vivere? 
Oppure perché è la stessa Potenza di D** che è viva dentro le tue parole?

O anche, magari, perché la fede che Maria e Marta hanno soltanto nella tua presenza,e prima ancora che nelle tue parole e nei tuoi gesti, si fa veicolo perché il tuo intervento sia possibile?

Certo, tutto questo è vero; però è vero, anche e sopratutto, che tu ti poni di traverso al buon senso.

«Togliete la pietra!»

Certo, Gesù, la togliamo se tu ce lo chiedi. Ma il cadavere puzza; è lì da quattro giorni.

Tuttavia non sono le “realtà del mondo” a essere messe in discussione. Non è il fatto della morte in quanto tale, che tu sei venuto a negare.

Quello che tu proponi è ben altro e tu lo sai, lo dici a Marta e Maria, come lo dici a ciascuna di noi
 

«Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?»


Quello che tu proponi è la presenza di un D** Innamorato, così innamorato di ciascuna e ciascuno di noi da non avere il minimo dubbio sul bisogno che noi abbiamo di te. Cioè della Sua Presenza reale e attiva tra noi. Perché sei, qui e ora, nel mio mondo di oggi 2020 anni circa dopo la tua nascita a Betlemme di Giuda e 1987 anni, circa, dopo la tua passione e morte. Oggi.
Oggi tu sei presente e attivo, oggi e qui, in questo mio lavoro di risonanza della tua Parola, come tra le innumerevoli gesta umane, libere e peccatrici, capaci di bene e male, qui tra di noi.
E non è solo la “memoria”. Non è "memoria" soltanto.
La memoria non basta.
La memoria è un libro, è tanti libri. Indispensabili, ma affatto sufficienti.
Alle nostre vite servono altre vite. Infatti i libri non hanno mai risposto a domande di senso, altre vite come le nostre sì.
I libri non hanno mai asciugato lacrime, abbiamo bisogno di corpi umani e animali per asciugare le nostre lacrime.
I libri non hanno mai accompagnato le umiltà e i doni di sé di danze, canti, amori e momenti di gioia così importanti nelle nostre vite annodate tra di noi.
I libri nascono dall’amore ma non sono amore.
L’amore è D**, l’amore è umano, l’amore è animale. L’amore è la vita.
La risurrezione e la vita. Così tu sei l’amore che vive. Gesù.
Credere in te significa, allora, vivere sempre nell’amore D** che ci fa vivere e ci rende capaci di operare ogni azione noi desideriamo e vediamo come necessaria per fare il bene.
Possiamo far risorgere Lazzaro ogni volta che questo è necessario alla “Gloria di D**”, cioè ogni volta che una lacrima va asciugata o una danza va condivisa.

Quindi tu non sei un libro, Gesù, e neppure sei una religione o il fondatore di una religione.
Tu sei la vita, la proposta permanentemente rinnovata di una vita che risorge sempre e che sempre, in ogni momento, agisce, costruisce vite e propone domande di senso legate a queste vite sempre nuove, e sempre risponde a queste domande nuove con la “risurrezione e la vita”.
Con D** Innamorato Amore. Sconosciuto e sempre nuovo Amore, sempre Altro.

E da qui nasce un altro passaggio ancora, qualcosa che mi suona urgente.
«Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Tu ci levi dai legacci e dalle bende della morte e ci rimetti nella vita. La risurrezione di Lazzaro è la metafora di quello che succede quando io mi immergo nell’acqua del tuo battesimo e ne esco rinato. 
La metafora, quindi non fa vedere tutto, ma solo il passaggio morte e risurrezione, e la necessità della fiducia in te e nella tua presenza.
La morte mi immerge nell’assenza della vita, mi toglie il respiro, mi lega alle bende della necessità quantistica e quindi della putrefazione dei corpi, mi allontana dalle relazioni d’amore con gli altri corpi e altre vite.
Ma se durante la mia vita mi lascio immergere da te nella tua morte, e non in quella di Lazzaro, Gesù, ma nella tua morte sulla croce, appeso al legno, maledetto fuori dalla città, sconfitto e solo, se mi lascio immergere da te nella tua morte, Amore Gesù, allora rinasco ed esco fuori. Vivo e libero.
E uscito fuori, nella vita,  sono in una comunità, in un gruppo, in un ascolto condiviso d’amore, in altre vite che dovrebbe farmi quello che tu suggerisci alla famiglia di Lazzaro.
«Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Perché il senso del tuo amore è la libertà, la libertà di amare. La nostra unica e vera libertà: il dono del nostro amore umile e silenzioso, che esce da noi e feconda tutte le terre, tutti i corpi, che sono attorno a noi.
La Comunità, le comunità che vivono attorno al tuo Nome, Gesù di Nazareth, Cristo di D**, queste “Chiese cristiane” di cui e in cui noi viviamo, hanno solo il senso di liberarci e di lasciarci andare.
E di aiutarci l’un l’altra, in questo andare dietro a te. 
Insieme a te, per percorrere e conoscere l’Immenso Cuore e la Sfolgorante Vita di questo D** Innamorato che mi ama.

Ciao r

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