Agnello e Servo ... tu,

figlio di D**, nostro amico e Re.


Essere annuncio.
Essere un annuncio, anzi essere l'annuncio, l'unico che arriva alla "pienezza del tempo", quando c'è spazio e tempo per quell'annuncio; essere questo annuncio e saperlo.
Sperarlo, forse.
Sapersi "pienezza del tempo", una pienezza che deve essere riempita da qualcuno che tu non sei, e che è più grande di te. Molto, forse troppo più grande di te.
E così, essendo quest'incertezza di speranza sicura, annuncio di una speranza in arrivo, di una certezza sperata, essendo questo saper passare.
Saper farsi da parte.


Essere agnello, agnello di D**.
Quante parole, Gesù, abbiamo usato per spiegare questa tua definizione, semplice.

Tu sei l'offerta innocente. La vita spezzata nella sua primizia, quando è solo una promessa. Tu sei l'offerta libera, gratuita, e per questo necessaria. Indispensabile "alla pienezza del tempo".
Tu, Gesù, sei l'Agnello di D**.



Ascoltiamo il tuo vangelo.


Gv 1, 29-34

"Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
"


Tu sei l'agnello. Ripeterlo ci fa bene, ci bene ascoltarlo, sapendo questo "agnello di D**" figlio solo di Israele. In altre culture poteva essere il vitello di D**, o il grano di D**, o il suo riso.
Ma sei il Mesiah di Israele e allora sei un agnello.
L'animale che non è ancora nel pieno della vita, che è una primizia, perfetto, senza difetti, maschio.
L'animale migliore, quello che verrà sacrificato.
Quella offerta che è necessaria, quell'indispensabile atto gratuito di offrire D** come come vittima di espiazione del peccato umano, questo peccato che è troppo grande e denso perché un umano qualsiasi possa farsene carico, questo peccato che ci condanna a morte e che deve essere tolto perché noi diventiamo vita, come è vita D** che ci ama.


Perché i vitelli, gli agnelli, i grani, gli orzi, i risi degli umani, per quanto perfetti e primizie siano, sono sempre nel tempo. Allora scorrono come il tempo e vengono dimenticati e, allora, il peccato lo allontanano solo per breve tempo. Subito poi torna a dominare.
Solo tu, l'agnello di D**, l'animale più bello e più amato del gregge dell'Amore, solo tu che sei il D** che si fa umano spogliandosi della sua umanità, solo tu che vieni puoi togliere del tutto il peccato dal mondo.
Questo è quello che sei venuto a fare, quello che in questo vangelo stai iniziando a fare.
Giovanni lo annuncia.


Così siamo in presenza di due momenti, due spazi, uno dei quali precede l'altro e si annulla in quello che lo segue e che lui annuncia.
Giovanni l'annunciatore, il profeta, il battezzatore, colui che chiede conversione e pentimento, ti annuncia, Gesù, e così si annulla in te. Dichiara il suo compito finito.




Invece, Gesù, il tuo compito si sta realizzando. Tu sei all'inizio del tuo cammino, questo tuo cammino che ti porterà ad affrontare il frutto più forte del peccato, la morte. E a vincerla facendoti sconfiggere da lei.
L'Agnello di D** viene a vivere la sua morte come sconfitta del peccato, e Giovanni lo annuncia.
Tu arrivi e Giovanni - che ti ha annunciato - smette. Un doppio momento incrociato, importante.

Perché sottolineare questo doppio momento?



Perché qui è il segno di chi ti segue, di chi ti ama con tutta la sua vita e ti annuncia, vivente, nella sua vita di peccatore.
Questa esperienza con te è sempre doppia.
Io muoio alla mia vita di peccatore, che termina con la tua vittoria di me, e facendo questo annuncio la tua vita in me e, quindi, la mia vita in te.
Una vita nuova, che però non prevedo e non conosco. La spero soltanto.
Una speranza resa possibile solo da te.
L'Agnello di D**.

 
Ma, che cosa significa "agnello"? e il genitivo, di specificazione e di possesso, "di D**" che cosa indica?

Non lo so.




So soltanto che quel doppio movimento di vita, mia e tua, è reso possibile solo dalla tua immolazione come innocente e amato.
Solo perché tu entri nelle nostre intimità violente e brutali, e ti offri come vittima di risanamento, come guaritore dei nostri mali nella offerta della tua vita, solo per questo è possibile la mia libertà nell'amore.



Perché D**, nel suo Figlio amato, il più amato, si offre all'amore come liberatore e dono, come libertà di amare fino all'estremo dono. La propria vita.
D**, supremo amore, si compromette con me, si offre a me in dono d'amore affinché io consenta alla sua Presenza-D** di liberarmi del mio peccato e farmi vivere senza peccato, senza la fatica e la costrizione del male che distrugge.
E questo patto "com/promesso" tra me e la Presenza-D** è esattamente e proprio Gesù.
L'agnello di D**.
La vita libera, perfetta, bella, innocente che tutti sogniamo e che ha (che è) come luogo di verità proprio questa immagine dell'agnello. 

Cioè della vittima perfetta e innocente.
Dove conta il senso e la verità, e non l'immagine.
Conta D** che attraverso Gesù di Nazareth e la sua sconfitta come Mesiah si sta facendo Tutto.
Tutto in tutti.



ciao r

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