La vita che passa...




... e quella che cresce.

Dicono che la nostra "sorte", la nostra "natura" è la morte. Mentono.



Infatti tu lo neghi, Gesù, e con tutta la tua vita.
Tu, Gesù di Nazareth, con la tua vita e la tua morte neghi, efficacemente, che la nostra unica sorte sia morire.
Tu, nel Vangelo di oggi, fai vedere la semplicità dell'amore, quella semplicità che ci porta dentro quelle esperienze di visione d'amore che - per non avere altri nomi - chiamiamo "fede" o "fiducia". Ciò che non sappiamo spiegare ma conosciamo benissimo. Perché sono radice dell'amore e di qualsiasi amore.
Ascoltiamoti e cerchiamo di farci silenzio.




Lc 12,32-48

 "Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più»."





infatti, se D**, Presente Bene, ha amato "darci il Regno", noi di che cosa dobbiamo aver paura?
Se D** ce l'ha dato perché ancora pensiamo che dobbiamo conquistarlo a prezzi "di mercato" e davvero economici, almeno se messi davanti alla "morte di Dio" che il dono di questo Regno a noi ha preteso, misteriosamente, come prezzo?
Davanti ai lussi dei ricchi che ancora permangono verso i poveri, e contro di loro anche quando si chiamano "elemosina", perché non teniamo presente quello che il diavolo chiede a santa Melania la giovane, allorché - diventata vecchia - si apprestava a spendere una somma colossale, corrispondente a 20.500 chili d'oro, per il "servizio dei santi e dei poveri": «Che cosa è questo Regno dei cieli, che si compera con tanto denaro?». [Peter Brown, Through the Eye of a Needle (2012), ed It Einaudi 2015, pag, 27]
 



Noi siamo molto complessi, cerchiamo scappatoie.


Gesù mio, amore, tu sei semplice e cerchi di insegnarci la semplicità. E nella semplicità la forma principale dell'amore. La mancanza di ogni paura e la sicurezza che l'amore e la vita vinceranno sempre e così, in qualsiasi modo vincano, vinco anche io. Perché nell'amore c'è la resurrezione.

«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore».




Dobbiamo uscire dal mondo restandoci dentro, dobbiamo accogliere la tua distruzione del Nemico diventando indifferenti al mondo stesso in tutti i suoi particolari, e specialmente in quelli che segnano nelle nostre membra e nei nostri cuori il numero della morte, per volgerci verso la vita che tu regali e donarcela vicendevolmente, sapendo che tu, e D** Amante Santità, non escludete alcuna forma di amore come dono reciproco e semplice.
Molto di più.
Se noi facciamo così, anche se lo facciamo a spizzichi e morsi, anche se lo facciamo con esitazione e fiducia "malfidata", anche se lo facciamo con amore debole e restio, ma se lo facciamo investendo noi stesse e non i soldi, molti o pochi, che possiamo e se cosi vogliamo e siamo capaci di donare le nostre stesse vite e non "i nostri soldi e i nostri beni", allora la vita passerà dentro di noi per andare a innaffiare e rinvigorire tutte le esistenze attorno a noi; queste che solo così fioriranno.




Questo è il senso della parabola.

Chi viene nella notte, come un ladro, a rubarci le nostre vite e a chiederci conto di tutti i regali che abbiamo avuto, di tutte le dotazione di base con cui siamo stati favoriti è D** Eternità Amante.

E D** non vuole la nostra rovina, ma non può venire con avvisi e avvertimenti. Perché è amore e l'amore non avverte, accade.
Così una notte ci troveremo davanti a D** che è in casa nostra e fruga e cerca tracce della nostra vita, di quella vita che ci ha regalato a prezzo della sua, di una parte della sua vita, cioè di tutta la sua vita. Allora, davanti all'Eterno Amore che ci chiede se vogliamo far l'amore, noi che cosa rispondiamo? Aspetta che devo controllare il gas? Non so se ho abbastanza soldi? Non ci conosciamo ancora abbastanza bene? Scusa no, sono fidanzata / fidanzato?

Davvero dobbiamo tenerci pronti, perché in un ora che non sappiamo viene il "Figlio dell'uomo" e ci chiede dell'amore, del nostro amore.

E tutto l'amore che abbiamo avuto dobbiamo donarlo, senza tenerci niente.

Quando il Figlio dell'uomo arriverà e ci chiederà conto dei nostri doni, dobbiamo rispondere che non abbiamo più niente, che abbiamo dato tutto e siamo rimasti in totale povertà d'amore. Così grande che siamo felici che Gesù sia arrivato, perché con te, amore santo, possiamo fare rifornimento d'amore.
Se invece Gesù vede che l'amore che ci è stato dato è lì, e noi glielo mostriamo tutto bello lucidato, mai usato e mai speso, cosa volete che faccia, povero Gesù. Vede che non abbiamo bisogno di lui e che non siamo in grado di donargli nulla. Allora va via a cercare altrove l'amore di cui ha bisogno e che desidera, e ci lascia soli.




Certo che questa parabola è per noi, Gesù gioia:  
«A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».


Che tu sia benedetto, amore mio, come sei "Bene detto" nei cuori e nelle viscere di chi stai "imparando" ad amare.

ciao r





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