Io, il tuo prossimo.

"Chi è il mio prossimo?".


Domanda terribile nella sua ipocrisia. Se non sai già chi è il tuo prossimo non lo puoi chiedere a chi ti dice che l'unico comandamento di D** è l'amore. Spinto fino alle estreme conseguenze. E se lo fai è perché sei ipocrita.

Ma la domanda resta.

Quel poliziotto violento, o che io immagino violento, è mio prossimo? ma se proprio lui (mi dicono... ma sono compagni seri, camerati responsabili a dirmelo...) ha ammazzato tre come me? è un porco, un assassino, un bandito. Adesso ci penso io.
Quell'assassino rabbioso e feroce di esseri umani uccisi solo perché poliziotti, bandito dagli altri umani per volontà propria, che si è fatto animale di risentimento e di odio, senza più capacità di relazione con altri esseri umani, vittima della violenza omicida della guerra. Costui, è lui il mio prossimo?

"Chi è il mio prossimo?".

Quel giovane fascista violento e razzista, pieno di idee e informazioni confuse e cattive, prigioniero di educazioni violente e ipocrite, capace di ammazzare perché la vittima si ribella al ruolo di vittima. Maschio abituato allo stupro e all'omicidio. Lui è mio prossimo?

"Chi è il mio prossimo?".

La domanda è totalmente sbagliata e merita solo la tua risposta d'amore, Gesù.
Anzi, ne ha un bisogno terribile.


Lc 10,25-37
"Un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così»."


Chissà chi era il samaritano?
Un mercante, un affarista, un procacciatore d'affari? Chissà chi era.
Gesù ci dice solo che era "samaritano". Un mezzo pagano, in realtà uno del tutto idolatra, odioso alla maggior parte delle persone per bene. Probabilmente era un imbroglione qualsiasi, pieno di soldi non suoi.
Tutti sappiamo che questi samaritani sono attaccati ai soldi, specie se guadagnati in fretta.

Ma Gesù non ci parla delle qualità morali e/o etiche del samaritano.
Ci informa soltanto che "ebbe compassione". La traduzione interlineare preferisce "si commosse", e in realtà è tutta una questione di viscere che si muovono e di azioni che non possono essere fermate da nessuna altra considerazione.
C'è un tipo che sta male e lo aiuto, senza badare alle conseguenze.
Magari era un cacciatore di samaritani picchiato da dei briganti samaritani per vendicarsi dei soprusi subiti.
Il samaritano lo vede e si commuove, fino alle viscere, fino al profondo della vita.
Il sacerdote e il levita, condotti sulla stessa strada dal "caso", cioè dalle circostanze, e che conoscono a menadito la legge di Dio, non si fermano.
Sì, certo, avevano anche le loro buone ragioni.
Avevano problemi di purità, avevano problemi di ruolo pubblico da svolgere. Fermarsi avrebbe implicato usare molto tempo, anche per purificarsi dopo. Insomma non potevano e così non si sono commossi. Non si sono fermati e hanno lasciato quel tale a morire.
Del samaritano nulla sappiamo. Magari aveva problemi giganteschi, magari non ne aveva nessuno.
L'unica cosa che sappiamo è che "si commuove" e fino a dentro le sue viscere e il suo cuore. E si ferma e salva la vita del tipo senza sapere chi è.
Certo, il samaritano è anche abile e sa usare le sue conoscenze. Affida il ferito al locandiere, e gli da soldi e gliene promette altri e il locandiere si presta volentieri. Evidentemente il samaritano era un tipo credibile.
Ma le circostanze vanno rese favorevoli, anche se spesso non sono favorevoli.
Così fa il samaritano. Non si fa dominare dalla circostanze, dal caso, ma le domina, le governa.
Non si fa sottomettere dalla legge, ma la regola sulla base di un principio semplice: "Chi ha bisogno di me, ora? e come lo posso aiutare, adesso?".
Di chi sono prossimo, qui e ora?
Di chi sono l'unico aiuto che "le circostanze" hanno dato a questa persona cui mi rivolgo.


Non "Chi è il mio prossimo" è la domanda.
Ma semplicemente: "di chi sono prossimo,  ora?" e non farmi fermare da nulla nell'amore e nel dolore che sento.

ciao r






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