Il sonno di D** e la nostra paura.

Ma D** dorme?





Pare di sì, almeno secondo chi lo ha frequentato in intimità. 
O, se non dorme - D** certo non "si stanca" non esaurisce la sua "energia" - talvolta invece non ne può più di noi, delle nostre incredulità e infedeltà, e ha bisogno di lasciarci cuocere nel nostro brodo. Se ne va --- senza tempo, se ne va, e senza luogo.
Come Gesù nel bellissimo vangelo di oggi, poggia la testa su un cuscino e si addormenta.
E sono sicuro che sogna una miriade di umane e umani che hanno fede in D** e cercano il suo Volto amandosi senza fare tante storie, e in tutti i modi in cui ci sappiamo e possiamo amare, così amando anche le vite animali e vegetali che ha messo insieme alle nostre.

Gesù in questo vengelo ci dice che D** non è sempre con noi, perché a volte - nel suo amore immenso - ha bisogno di prendere le distanze da noi e spera che noi reagiamo alla sua apparente distanza, con fede: affidandoci ancora a D**.
Perché D** spera perché ama, infatti se ama spera. 
Spera nel nostro amore, che invece è così fragile.






Mc 4,35-41
"Venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. 
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». 
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». 
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?»."







La domanda teologica fondamentale del brano l'ho già risolta: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». Gesù è D** nella sua veste d'amore più piena e completa. D** che rinunzia a se stesso, smette il suo divino e si fa sua stessa creatura, prende quella carne che ha creato e che ama e ne fa la sua vita.
Lo so perchè ho incontrato Gesù due volte nella mia vita, e la seconda non ho potuto dubitare.

Ma non è questo il punto.

Il punto, invece, è il nostro spavento, la nostra paura.






I discepoli, chi segue e ama Gesù e gli ha messo a disposizione la sua propria vita a iniziare dalla sue barche, sono nella tempesta e hanno paura - ma un poco oltre la paura, quasi nel panico. Sono spèaventati e così spaventati da decidere di svegliare Gesù che dormiva beatamente sopra un cuscino - finalmente! lui che non ha cuscini su cui poggiare il capo.
Quante volte siamo nella tempesta e cerchiamo di svegliare Gesù che dorme, beatamente, come un bambino piccolo.
E anzichè lasciarlo dormire e cullarlo, facendo della tempesta un ritmo e un canto, lo svegliamo e gli urliamo di salvarci.

Così.





Davanti ai migranti, davanti ai poveri, davanti alle umane e agli umani ridotti in schiavitù di lavoro, di cibo, di parti del corpo, di sesso, di poteri umani diabolici, davanti - per un esempio "esemplare" - all'odio che molti esseri umani hanno verso altri esseri umani che si amano (e finalmente! chi è cristiano dovrebbe essere solo contento di due esseri umani che si amano e si amano così tanto da voler legare il loro amore con la testimonianza di D** ... e se questi due amanti sono due donne o due uomini o due trans o due persone umane "in ricerca", queste differenze hanno importanza? davanti allo sguardo immenso e perfetto di D** queste "differenze di persone" sono importanti?), davanti a tutte le nostre oppressioni che sono la testimonianza del nostro spavento dentro la tempesta che noi stessi abbiamo suscitato, allora la nostra reazione non è di affidarci a D**, ma di svegliarlo per rimproverarlo e farci salvare senza alcun impegno nostro.

La parte fondamentale del vangelo di oggi è nella domanda che Gesù fa ai suoi amici:  «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».

Ecco.

 «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».

ciao r





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