Giovedì santo ... La proclamazione dell'inizio dell'anno di Grazia del Signore



Gesù mio, sposo.
Oggi è il primo di questi tre giorni più uno e mezzo.
I tre giorni della tua consacrazione ad amante e sposo. A re e amico di ciascuna e ciascuno di noi.




Il momento è sempre bello e, per me, è come se fosse arrivato - finalmente - il giorno della libertà, i giorni dell'amore.
Anche se ripercorro la tua morte e il nostro tradimento verso di te e il tuo amore, insieme facciamo la strada che ti porta tra di noi, vincitore della morte e delle tenebre. Luce amante e gioia d'amare.

Oggi i Vangeli sono due, amico mio e sarà dura trovare un unico filo di cammino tra questi due testi così belli e complessi.




Vangelo del Giovedì Santo (Lc 4,16-21)

"In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato»." 






Vangelo della celebrazione "Missa in coena Domini"  (Gv 13,1-15)

"Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. 
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. 
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi»." 




Ma un punto, un legame evidente tra i due testi c'è. Ed è un legame di luce, pienamente solare.
Tu sei lo "Spirito del Signore" vivente tra di noi. Tu sei "l'anno di Grazia del Signore", tu sei la libertà agli oppressi e la bella notizia ai poveri che la libertà e la gioia sono finalmente qui tra di noi, vive.
Ma questa bella notizia, questo lieto annuncio alle  povere, alle misere e ai miserabili, questa libertà ai prigionieri (e nulla t'importa del perché sono stati carcerati), questa luce ai ciechi, questa tua gioia e piacere e felicità non possono essere date a queste persone - che non ne hanno, non hanno mai avuto, non sono abituate ad averne - se non a una condizione.
Quella del servizio.
Non daremo mai la tua "bella notizia", il tuo "lieto annuncio", se non dalla posizione della schiava che lava i piedi alla sua padrona e al suo padrone. E che può soltanto tacere, facendo parlare unicamente le sue mani, quelle mani che lavano i piedi di coloro che la dominano.
Se ognuna e ognuno di noi considera la sorella e il fratello come la sua padrona, il suo padrone.
Perché l'unica libertà che tu ci insegni è la sola libertà di cui disponiamo.
La libertà dell'amore, la libertà ad amare. Oltre ogni regola, e per il dono di sé alle misere, ai miserabili, alle povere, agli affamati, alle prigioniere, ai galeotti, a chi non ha più nulla se non il suo ventre vuoto e secco, e che solo tu sai riempire di vita. Ma solo attraverso di noi.

Signore, facci diventare come te. Schiave e schiavi dell'amore, totalmente regalati da Dio a nostre sorelle e fratelli, alla vita che vive attorno e dentro di noi.




Tu sei benedetto, Gesù mio; che ogni cuore oggi ti benedica un poco di più, e più di quanto so fare io.




Con amore

ciao r

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