29 dicembre 2010, 5° giorno fra l'ottava di Natale.

"Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori»." (Lc.2, 22-35)

















«Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».


Gesù, sei venuto e non hai fatto rumore. Solo alcuni angeli irrequieti e increduli per tanto accadere si sono messi a cantare insieme a pochi pastori, scettici per le fatiche del giorno ma pronti a credere ai miracoli per la solitudine dei loro cuori - come succede ai pastori.
Gesù, mio Signore, sei venuto e non hai voluto luminarie e feste alla tua nascita, ma ti sei accontentato di quello che s'è trovato e gli odori intensi e forti della stalla devono averti commosso, per il sentire della tua creazione nel permanente accadere della vita.
Per questo, forse, l'odore del tempio non t'è piaciuto. Infatti i profumi migliori dedicati a Dio non sono quelli avvolgenti dell'incenso, ma quelli acidi e duri del sudore di corpi tesi al lavoro dei giorni per fare vita della vita.
Così hai chiesto di Simeone e lui è accorso, per vedere finalmente la Salvezza di Israele e poterla toccare con le sue mani, semplicemente, come i pastori e gli angeli.
E nel vedere un bambino, Simeone, così pieno del tuo amore, neppure ha sobbalzato, neanche ha socchiuso gli occhi per vedere meglio. Ha solo cantato, come gli angeli ed pastori.
Ed ha visto lontano. Ha visto la tua spada di vita attraversare i tempi e restare, nei tempi, segno di contraddizione per svelare i pensieri di molti cuori. Per trafiggere anime.
Come una pianta d'arance in contesti urbani ed un crescere di verde dentro giungle di segnali.
Come la statua ad un redentore, che qualcuno ricorda essere nato bambino ed essere rimasto bambino, inerme ed indifeso per tutta la vita. Fino al trionfo d'amore del suo amore.
Una croce.
CIao
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