14 dicembre 2010 - martedì della III settimana di Avvento

“In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». 
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli»." (Mt.21,28-32)







Chiediamocelo.
Il nostro "Sì" è un fare, oppure è dire parole solo per farci sentire?
Che cosa raccontiamo a quelle persone che uccidiamo nel mondo per rubargli tutto, anche la vita? Che mentre noi li uccidiamo Dio li salva? 
Ma noi che cosa ci stiamo a fare, qui, se non a portare la Parola di Cristo che libera? E libera perché è il Volto di Dio che risana e cura?
Chi e che cosa siamo? 
La casa che si vede sopra il colle ed oltre ogni buio, oppure l'orizzonte che sfuma in un indistinto sbiancare del giorno e della luce?
«In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.»

ciao
r

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